Italia

LA CREATIVITA’ VA ACCOMPAGNATA DAL CORAGGIO

La sceneggiatrice di Oltre la soglia parla del suo lavoro e della lotta contro la creatività imprigionata

Qual è stata la scintilla che ti ha spinto a creare Oltre la soglia?

Per questioni personali sono stata a contatto con le tematiche al centro della serie e mi è rimasta la voglia di parlarne. Viviamo in una società in cui bisogna sempre essere al massimo delle prestazioni, dove la fragilità non è più ammessa. I disturbi di tipo psicologico e psichiatrico, che sono patologie vere e proprie e non semplici stati di debolezza, in questo quadro vengono spesso nascosti perché generano vergogna e perfino sensi di colpa. La situazione si aggrava quando queste patologie colpiscono gli adolescenti: gli effetti si moltiplicano in quanto vengono coinvolte le famiglie, che si sentono responsabili, e i ragazzi, che già si trovano in una fase delicatissima, rischiano di vedere interrotto il loro percorso. Ho sempre cercato di scrivere cose che avessero un impatto sociale; sento la responsabilità di raccontare storie che arrivano a milioni di persone, e sono consapevole che il mio lavoro può modificare il sentire comune. Così è nata la volontà di accendere un faro su questo argomento spesso “rimosso”. Perché, come tutte le cose che ci fanno paura, nel momento in cui le guardi in faccia diventano gestibili, cadono i tabù, lo stigma. Insomma ci tenevo proprio a parlare di questo.

Quali sono state la difficoltà più grandi che hai incontrato nell’affrontare questi temi in Italia?

Oltre la soglia è una serie originale andata in onda su Canale 5 ma che inizialmente è stata proposta anche alla Rai, che però non l’ha voluta, non l’ha recepita. Dopo due anni invece la Rai stessa realizza una serie davvero molto simile, il che mi rende felice da una parte, ma mi amareggia dall’altra. Sono felice che il servizio pubblico abbia deciso di occuparsi di questo argomento, ma sono amareggiata che per farlo si sia scelto di acquistare e adattare un format finlandese, che non sempre si fidi dei suoi autori. A Mediaset hanno capito immediatamente la potenzialità di questa serie e penso che Daniele Cesarano sia stato molto coraggioso nel scegliere di realizzarla. Da quel momento è partito un processo di elaborazione molto complesso. E’ stata fatta una ricerca e una documentazione enorme che alla fine ha pagato perché gli addetti ai lavori hanno promosso la serie a pieni voti. In seguito un grande lavoro di editing ha reso il tutto fruibile per il pubblico di riferimento: chi l’ha vista l’ha amata molto, anche se il ritmo serrato e un tono di racconto a tratti crudo ci ha fatto perdere sicuramente molti spettatori. Probabilmente se Oltre la soglia fosse stata trasmessa su Rai 1 avrebbe avuto un pubblico diverso, preparato ad accogliere proposte più complesse, e sarebbe andata diversamente anche a livello di ascolti. E’ stato comunque un bellissimo lavoro di squadra in cui tutti hanno messo una grande passione, dagli editor Mediaset capeggiati da Francesca Galiani, alla mia co sceneggiatrice Michela Straniero, giovane talentuosissima, ai giovani attori e ai registi. E’ stata una bella avventura!

Che cosa pensi che manchi socialmente per affrontare temi violenti? Da cosa siamo spaventati?

Non sono sicura che chi decide cosa vuole o non vuole il pubblico abbia sempre ragione. Non sono nemmeno sicura che sia onesto farlo. Il pubblico si indirizza, i gusti della gente si possono elevare… o addomesticare. Io credo che le porte vadano aperte. Credo fortemente che se gli argomenti che fanno più paura, per esempio, si guardano in faccia, approfondendoli seriamente, poi alla fine i mostri evaporano. Mi viene il dubbio però che non tutti vogliano vederli sparire, i mostri. E’ utile mantenere delle paure perché ciò consente di manipolare, creare ansie che distraggono le persone dai temi importanti, li allontanano dalla necessità d’informarsi autonomamente. Questo si riverbera anche sulla varietà di racconto. La possibilità di spaziare liberamente fra generi, contenuti e linguaggi è ancora preclusa in Italia. Il nuovo nasce solo se non si mettono limitazioni a chi deve crearlo ma qui da noi si insegue ancora quello “che potrebbe piacere”, al produttore, al broadcaster, al pubblico… E così magari anche i giovani, da cui ti aspetteresti nuove forme di racconto, si autocensurano in partenza e noi tutti ci perdiamo grandi occasioni. Le produzioni che abbiamo ammirato di più in questi ultimi anni, quelle nordiche, quella spagnola, per non parlare degli inglesi, godono di una spettacolare libertà di temi, toni, linguaggio che io invidio davvero molto. Gli autori italiani sono bravi ma la creatività va accompagnata dal coraggio. In questo i produttori sono fondamentali; devono saper riconoscere le idee buone, gli autori di talento e poi devono fidarsi di loro, combattere per loro. Viceversa noi possiamo ancora fare poco per difendere le nostre opere. Finché non ci sentiremo una categoria e non dei singoli che cercano di stare a galla continueremo ad avere pochissimo potere contrattuale e praticamente zero voce in capitolo. E vi assicuro che in 20 anni che lavoro le cose sono peggiorate progressivamente su tutti i fronti.

Che cosa significa per te essere una donna sceneggiatrice?

La sceneggiatura è uno dei pochi lavori dove non c’è molta discriminazione. Ho incontrato persone che mi hanno aiutato valutando solo le mie capacità. In tutto il resto della vita però la discriminazione esiste, soprattutto negli ambiti di potere. Nei ruoli di rilievo, dove si prendono decisioni, le donne sono in netta minoranza, e questo dice tutto. Inoltre un carattere forte è tollerato molto meno in una donna rispetto a un uomo quindi per affermare un’idea, un principio noi dobbiamo fare delle assurde gimcane di diplomazia solo per non sentirci chiedere se “è uno di quei giorni?”. E io non sono mai stata diplomatica… Insomma, la strada per la parità è ancora lunga e chi dice il contrario non so proprio che film sta guardando.

Qual è il progetto a cui sei più affezionata?

A Oltre la soglia credo che lascerò il cuore. Poi ci sono altri progetti importanti, come ad esempio Lo scandalo della banca romana col quale abbiamo vinto la Fipa D’Or come miglior sceneggiatura, e altre miniserie caratterizzate da temi forti, una cura attenta nella creazione del prodotto e un bel lavoro di squadra. Per citare un progetto del passato, Le ali della vita con Virna Lisi e Sabrina Ferilli, un lavoro che continua a darmi soddisfazioni grazie anche a un pubblico affezionato che si rinnova di generazione in generazione.

Ci fai un’autocitazione di Oltre la soglia?

“Non ti nascondere dietro le regole. La vita è piena di eccezioni”.

Federica Colucci

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