La Writers Guild Italia è nata con il preciso intento di valorizzare e di far rispettare, sotto ogni aspetto, il lavoro professionale degli sceneggiatori e quindi anche la loro immagine pubblica. La sezione SCRITTO DA, sotto l’egida di WRITTEN BY, la prestigiosa rivista della WGAw, raccoglie e diffonde la voce degli sceneggiatori italiani, per tentare di supplire alla grande disattenzione con cui gli scrittori vengono penalizzati dalle comunicazioni dei festival e degli organi di informazione.

 

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SCRITTORI A VENEZIA

Writers Guild Italia (WGI) incontra gli sceneggiatori italiani presenti con le loro opere
alla 70° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (28 agosto-7 settembre 2013).
 
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PIER PAOLO PICIARELLI

Pier Paolo Piciarelli ha scritto con Marco Pettenello, Daniela Gambaro e Matteo Oleotto (regista) Zoran, il mio nipote scemoIl film partecipa alla Settimana della Critica e verrà proiettato oggi, 3 settembre 2013, nella Sala Darsena.

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Pier Paolo, vai con il pitch in quattro righe.

Paolo, un alcolista di provincia, trascorre la sua esistenza ostinandosi in un’infantile stalking ai danni della ex-moglie. Un giorno, però, nella sua vita caotica, si palesa suo nipote Zoran, un adolescente cresciuto tra i monti sloveni con una dote particolare: è un talento con le freccette. Paolo decide quindi di sfruttarlo per prendersi la sua rivincita nei confronti del mondo. Ci riuscirà?

La storia dell’idea: da chi è nato il soggetto, come è stato condiviso con regista e produttore?

È da quando lo conosco che Matteo Oleotto ha voglia di raccontare la sua terra d’origine, il Friuli. E così, assieme a Daniela Gambaro e a Matteo abbiamo scritto il soggetto di Zoran, il mio nipote scemo. E già in quella prima fase del lavoro, grazie alla lungimiranza di Igor Princic, produttore del film, abbiamo potuto godere della massima libertà. Questo ci ha permesso di lavorare tranquilli anche nelle successive stesure della sceneggiatura, fino all’ultima, quando assieme al regista, abbiamo ritenuto utile coinvolgere Marco Pettenello, amico e bravissimo sceneggiatore, che ha dato l’ultima pennellata.

Quali sono i punti di forza di questa storia? 

A mio parere il punto di forza del film è nell’essere riusciti a raccontare in modo realistico il disagio esistenziale del protagonista Paolo, interpretato magnificamente da Battiston. Un uomo impigliato in un vecchio amore che nel frattempo si è rifatto una vita, che si compiange comicamente ma che nell’animo soffre come un cane. Ecco, posso dire che questi due aspetti del film risultano essere particolarmente convincenti.

A quale pubblico (se c’è un pubblico particolare) pensate di rivolgervi?

Come per ogni opera prima sarà un terno al lotto. Credo che Zoran sgomiterà parecchio per restare il più a lungo possibile nelle sale. Però il fatto di essere in concorso alla Settimana Internazionale  della Critica  aiuterà il film a trovare un suo spazio. Comunque  penso che se ne avrà la possibilità, il film verrà apprezzato dal pubblico.

Raccontaci della tua avventura professionale con questo film.

Ecco, “avventura” è la parola esatta! Questo film è stato una vera e propria avventura produttiva durata cinque lunghi anni. Avventura da cui esco convinto che, oltre alle buone idee, per fare dei bei film bisogna essere messi nelle condizioni professionali migliori, proprio come ha fatto il nostro produttore. E questo che sembra una banalità, purtroppo in Italia non sempre accade.

Quali sono i lati del tuo lavoro che ti stanno più a cuore? C’è qualcosa per cui ha dovuto lottare “con le unghie e con i denti” durante la scrittura di questo film?

A me piace raccontare personaggi estremi, incapaci di gestire le proprie emozioni, istintivi, come appunto il Paolo di Zoran. Ma in generale per me è interessante tirare fuori quel magma di sentimenti contrastanti che covano dentro ognuno di noi, anche nelle persone apparentemente più integrate e risolte. Sentimenti che spesso, per paura delle possibili conseguenze che possono comportare nella vita di tutti i giorni, vengono taciuti o peggio rimossi.  E la commedia credo sia uno strumento adatto. Non tanto perché il ridere concilia i conflitti, che secondo me restano tali anche quando tutto sembrerebbe risolto, ma perché saperli raccontare con il tono della commedia aiuta almeno a vederli in faccia. È come se il ridere preparasse lo spettatore ad affrontare “il mostro”, condizione necessaria per poter fare, prima o poi, i conti con la propria coscienza. Ma per quanto riguarda Zoran non c’è stato assolutamente bisogno di combattere. Assieme a Daniele, Matteo e poi Marco abbiamo infatti marciato tutti nella stessa direzione. La sintonia è stata così forte che siamo già lavorando ad un nuovo soggetto.

A che punto della tua carriera arriva questo film?

Ho scritto altri film e diversi cortometraggi. Sono ormai dieci anni che la gavetta procede con tutte le esperienze positive e negative del caso. Esperienza che bisogna vivere per poter arrivare un giorno a conoscersi meglio professionalmente. Credo infatti che l’obiettivo di uno sceneggiatore sia quello di sviluppare una propria personale identità per capire in anticipo che tipo di storie scrivere e soprattutto con chi lavorare.

Che cosa ti ha dato professionalmente?

La consapevolezza che per fare dei bei film bisogna essere messi nelle migliori condizioni professionali. Quello che mi darà, spero, e di poter continuare a scrivere film con lo stesso spirito con cui abbiamo scritto Zoran.

Vai a Venezia? Ti ha invitato il festival? Ti ha invitato la produzione?

Andrò a Venezia invitato dalla produzione.

Non c’è un Leone alla sceneggiatura ma solo un premio anonimo alla sceneggiatura benché conferito dalla stessa giuria. Che ne pensi?

Penso che qualsiasi cosa possa migliorare la nostra condizioni di sceneggiatori sia un bene, principalmente, per il cinema.

Qual è la tua relazione prevalente nei confronti dei tuoi colleghi sceneggiatori?

Direi buona. Con alcuni colleghi della mia generazione abbiamo contribuito alla creazione del Kino a Roma: un piccolo cinema che si ostina a proiettare film che in Italia non vengono distribuiti. Questa esperienza, assieme a quelle delle varie associazione di categoria, penso ad esempio a tutto il gran lavoro fatto dai “100autori”, ha contribuito e contribuisce quotidianamente alla creazione di una coscienza di categoria, condizione necessaria per pretendere condizioni professionali migliori. Certo, la battaglia è ancora lunga, ma nonostante tutte le difficoltà del nostro settore, una cosa la posso dire: Zoran c’è!

L’intervista è a cura di Aaron Ariotti.

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Pier Paolo Piciarelli wrote Zoran, il mio nipote scemo. (Zoran , my dumb  nephew ) with  Marco Pettenello, Daniela Gambaro e Matteo Oleotto (the director). The film competes in the La Settimana della Critica section at the  Venice Film Festival.

Let’s start with your pitch.  

Paolo, 40 years old, lives in a small town from north eastern Italy. Unreliable and with a passion for good wine, he spends his days stalking his ex-wife and drinking at the local pub. One day reluctantly he has to take care of his nephew Zoran, an awkward 16-year-old boy grown up in the Slovenian mountains. But he soon discovers Zoran’s bizarre gift: the boy is phenomenal at darts. Paolo thinks this is his chance to finally get something back. But not everything will be so easy..

Where did you you get the idea for your story? How was your professional adventure in this film? Did you feel that your professional competence has been respected by the director and the production?

Matteo Oleotto always wanted to make a movie about Friuli, the region where he was born.  Thanks to Igor Princic, a far-sighted producer, we, scriptwriters, were completely free in our work. Though  “adventure” is the right word!  It took five years before the film finally reached the screen of a theater.  But it has taught me one thing for sure: to make good movies a writer must be put in the right  professional conditions. And this happens quite rarely in Italy. In this case my work as screenwriter was fully respected. I wrote other movies but this time I was really allowed to develop my own ideas as a writer, which should be always our goal.

Which are the key points of the story and why do you think it works.

Our aim was to  write in a realistic manner about the existential uneasiness of Paolo,  A man trapped in an old love who always makes fun of his own misery while is suffering an authentic pain. That I can tell: those two traits are very convincing to me. Don’t really know what is going to happen with this movie. But the fact that it is competing in the Settimana Internazionale  della Critica could surely help the distribution. I’m sure that If Zoran will be given a chance, audience will like it.

What is the most important to you in your work?

I like to write about conflicting feelings which harbor even within apparently easygoing and integrated people. Comedy helps to look at them right in the eyes. A good laugh helps the audience to face “the monster”, which is the necessary condition to reckon, one day or the other, with one’s conscience. Bus as far as working with my fellow writers there was no conflict at all! We were so happy that we are already writing a new story.

There is no Lion for best screenplay. Only an anonymous award although voted by the International Jury. The last in the list and always passed over in silence.

I think that anything that can make better the condition of scriptwriters is welcome, especially for the movie business.

Do you go to Venice? Did the Festival invite you? Or the producer?

I’m a lucky one! I am going to Venice invited by the producer.

What kind of relations do you have with other scriptwriters?  

Fairly good. With some other writers of my age we contributed to the opening the Kino in Rome. A small movie theater specialized in screening movies without distribution. This experience, together with the help of professional associations, such as 100autori”, has given a contribution to the creation of a professional conscience which is absolutely necessary to fight for better working conditions.

La sintesi dell’intervista e la sua versione in inglese sono a cura di Jean Ludwigg.