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Index Zero

La WGI è nata con l’intento di valorizzare la professione degli sceneggiatori. La sezione SCRITTO DA, sotto l’egida di WRITTEN BY, la prestigiosa rivista della WGAw, tenta di supplire alla grande disattenzione con cui gli scrittori di cinema, tv, e web vengono penalizzati  dagli organi di informazione.
Scritto da Francesco Cioce con lo sceneggiatore Claudio Corbucci e il regista Lorenzo Sportiello. Il film è stato presentato nella sezione Prospettive Italia, il 24 ottobre alle 20, nella sala Petrassi.

Francesco, non sapevo che ci fosse un tuo film al Festival, e mi ha fatto piacere scoprirlo. Poi, quando ho letto la trama nell’elenco conoscendoti ho pensato: ecco, questo è proprio Cioce!

Be’, sì, è stato un piacere lavorare a un film che propone tematiche, ambientazioni e toni diversissimi rispetto alle cose che siamo abituati a scrivere in Italia. Poi, sicuramente, è una storia che si avvicina molto al genere di film che piacciono a me, quindi sono contento di averlo scritto. Per uno come me, che vive più che altro confinato tra i paletti della fiction, dove di norma sei vincolato sia nei contenuti sia nello specifico dei dialoghi, scrivere Index zero è stato liberatorio.

Hai lavorato in piena libertà?

Sì. Direi di sì. Perlomeno dal punto di vista artistico. Poi, è chiaro che ogni produzione è una storia a sé e sappiamo bene che un film non è fatto soltanto di contenuti artistici. Non è stata una passeggiata, insomma. Abbiamo avuto il problema di coniugare due esigenze opposte: quella del produttore che voleva essenzialmente un film tutto azione e quelle del regista che aveva esigenze più autoriali. E alla fine tra i due ha avuto la meglio il regista.

Fantascienza intimista, dunque. Possiamo definirla così?

Se proprio dobbiamo dare una definizione direi che questa va bene. Il film è molto intimista. Tutta la prima parte, ad esempio, è completamente priva di dialoghi. Racconta il viaggio dei due protagonisti in una terra desolata. Poi, ad un certo punto, quando i due sembrano aver raggiunto la propria meta, c’è uno spartiacque nella storia e, lì,il film cambia passo e si trasforma.

Com’è il futuro che avete immaginato?

Non molto lontano dal presente. Chi, come i due protagonisti, è nato fuori dai confini degli Stati Uniti d’Europa, nelle lande abbandonate dopo la grande crisi economica, ha più di qualche problema se vuole varcare i confini. È un futuro in cui gli esseri umani sono catalogati rispetto al proprio indice di sostenibilità. E chi non è produttivo muore.

Un tema molto attuale.

E’ da qui che siamo partiti fin dal primissimo soggetto, che era completamente diverso da questo. L’idea era quella di raccontare qualcosa di riconoscibile nel tentativo di far riflettere su come già oggi si vive secondo parametri che sono legati sicuramente alla moneta, all’economia, alla ricchezza. Parametri dai quali una buona fetta di popolazione è esclusa.

Com’è stato lavorare fianco a fianco col regista?

Molto stimolante. Non dico che non ci siano state scintille durante la lavorazione altrimenti direi una bugia.

Ma questo è normale quando si mettono insieme tre teste diverse, no?

Sì, e lo è ancora di più se due di quelle teste stanno sul collo di due sceneggiatori e l’altra sta sul collo di un regista. Sono mestieri e modi di immaginare profondamente diversi. E anche se ci sono momenti in cui fai fatica a comprendere il punto di vista di un “non-sceneggiatore”, alla fine capisci che forse è proprio quello di cui la tua storia aveva bisogno. È stato molto istruttivo. Sono molto soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto insieme.

Sul set ci siete andati?

Essendo in Romania, non ci siamo andati. Ma se avessi avuto le risorse economiche, non mi sarebbe dispiaciuto.

Il che mi fa pensare che con la sceneggiatura di questo film non vi siete arricchiti.

Direi di no.

L’esito finale è conforme alla sceneggiatura?

I film si discostano sempre dalla pagina scritta, è inevitabile. Ma a me il film è piaciuto. Index zero è nato come un progetto a bassissimo budget. E devo ammettere che Lorenzo è stato bravo ad ottenere un bel risultato seppur con pochissimi mezzi a disposizione. Aggiungo anche che il suo sguardo non è affatto banale.

Una piccola digressione sindacale: tu fai parte di Writers Guild Italia. Cosa pensi del diritto d’autore, ti senti tutelato?

Ti dico la verità: il diritto d’autore è un tema importante. Ma non lo considero prioritario, rispetto ad altri aspetti del nostro mestiere che invece andrebbero affrontati con più decisione. La legge sul diritto d’autore, che ci dovrebbe difendere, viene nei contratti e nella prassi troppo spesso ignorata. Ma il problema dei compensi sta diventando via via sempre più urgente. Avremmo il dovere, come singoli e come associazione, di migliorare le nostre condizioni di lavoro.

Siamo l’Index zero dei lavoratori del settore?

Qualcosa del genere. Siamo costretti il più delle volte ad accettare contratti per niente vantaggiosi (talvolta a lavorare per mesi prima di firmarlo, il contratto), compensi inadeguati e tempi e modalità di pagamento quanto meno bizzarri. A volte ti passa la voglia di fare questo mestiere. Insomma, di questo dovrebbe occuparsi WGI! E’ nata per questo. E’ vero che è passato appena un anno dalla fondazione, ma io vorrei che si corresse di più: è la vecchia storia della pagliuzza e della trave. A volte ho la sensazione che a noi sceneggiatori piace soffermarci sul piccolo dettaglio della pagliuzza, forse anche per deformazione professionale, non lo so. .

Torniamo al film: dopo il festival ci sarà una distribuzione?

Purtroppo non ancora. Il Festival di Roma è il più grande risultato che possiamo ottenere in questo momento. La speranza è che qualcuno lo veda, ci creda tantissimo e decida di distribuirlo.

Fantascienza anche questa?

Forse sì.

Quale scena ci regali?

Penso sia giusto darvi questa: Index Zero Scena Forse non è la più bella, ma certo è la più significativa.

Grazie!

L’intervista è a cura di Aaron Ariotti

Writers Guild Italia (WGI) incontra gli sceneggiatori presenti con le loro opere al 9° Festival Internazionale del Film di Roma

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