Scrittori a VeneziaWriters

La Writers Guild Italia è nata con il preciso intento di valorizzare e di far rispettare, sotto ogni aspetto, il lavoro professionale degli sceneggiatori e quindi anche la loro immagine pubblica. La sezione SCRITTO DA, sotto l’egida di WRITTEN BY, la prestigiosa rivista della WGAw, raccoglie e diffonde la voce degli sceneggiatori italiani, per tentare di supplire alla grande disattenzione con cui gli scrittori e le sceneggiature vengono penalizzati dalle comunicazioni dei festival e degli organi di informazione.

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  SCRITTORI A VENEZIA

  Writers Guild Italia (WGI) incontra gli sceneggiatori italiani presenti con le loro opere alla
  71° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (27 agosto-6 settembre)

 

Filippo Gravino  ha scritto PEREZ, insieme al regista Edoardo De Angelis. Il film, è stato presentato ieri, 5 settembre, nella sezione Fuori Concorso, in Sala Grande e verrà proiettato di nuovo al PalaBiennale, oggi, 6 settembre, alle 17.30.

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Perez

scritto da… FILIPPO GRAVINO

1. Filippo, puoi farci un pitch di Perez?

Un avvocato cinquantenne di Napoli di nome Demetrio Perez ha ormai abbandonato qualsiasi desiderio o idea di felicità e nella sua condizione di mediocre difensore d’ufficio, pensa di aver trovato il suo rifugio dall’assedio della vita. L’unica cosa che lo tiene in vita è sua figlia, che vuole proteggere da tutto quello che lui invece ha subito. Ma non esistono rifugi inespugnabili, e infatti quando la ragazza si innamora di un uomo pericoloso, la vita di Perez è destinata a cambiare per sempre.

2. Com’è nato il film?

Il primo gennaio del 2013, mentre con amici stavo festeggiando il capodanno in un casale in Toscana, mi si avvicinano Edoardo De Angelis, regista, e Pier Paolo Verga, produttore e mi raccontano l’idea per il secondo film di Edoardo. Mi dicono anche che non hanno una lira, che vorrebbero fare il film da soli, senza cercare finanziamenti pubblici o l’appoggio di produttori più affermati. E subito decido di starci. Non so dire se eccitato più dall’epica del pitch che mi hanno fatto o dall’epica dell’avventura produttiva del film in sé.

3. Come si è svolto lo sviluppo del film?

Da quel giorno, Edoardo e Pier Paolo mi hanno dato carta bianca. Siamo partiti dall’idea iniziale, abbiamo fatto un brainstorming a tre, poi le mie proposte sono state sposate con convincimento dal regista e dal produttore, e poi a chiudere questa prima fase, abbiamo scritto un soggetto di 12 pagine che addirittura conteneva del materiale che non sarebbe mai servito al copione – per esempio tutta una serie di eventi rilevanti che dalla nascita al momento iniziale del film avevano contribuito a formare la vita del nostro personaggio, Demetrio Perez.

4. E dopo il soggetto?

Siamo passati a scrivere una scaletta. Scena per scena, il materiale già lì prendeva una forma molto precisa. Comunque anche questo era materiale grezzo, per il semplice fatto che era ad uso e consumo interno, e avevamo molta voglia di arrivare subito al copione.

 5. E noi di sapere come ci siete arrivati.

Edoardo si è fidato molto delle mie idee e molto rapidamente, tempo un mese, siamo arrivati alla prima stesura del copione. Edoardo mi ha fatto delle note. E da quelle siamo ripartiti per la seconda stesura del copione. E poi per la terza. In alcuni casi, interveniva direttamente anche Edoardo. E poi ci ripassavo sopra io.

6. A quel punto, cosa è rimasto dell’idea iniziale di capodanno?

Quasi nulla, è radicalmente cambiata ma con il consenso e il continuo dialogo tra tutti.

7. Quanto tempo ci è voluto per arrivare al final draft?

Da quando faccio questo lavoro, per me questa è stata la gestazione più breve di un film, in assoluto: dal primo giorno del 2013 agli ultimi dello stesso anno, perché il copione è stato chiuso poco prima di Natale. Non ci restava altro da fare che girarlo. E anche su quel versante, eravamo quasi pronti per farlo. Le riprese infatti sono iniziate in primavera.

Un’esperienza talmente felice che sento di considerarla quasi irripetibile.

8. Avete preso a modello qualche film in particolare?

Edoardo pensava molto a Breaking Bad. Io ho pensato molto a Il verdetto. E ad un libro che si chiama Vite di uomini non illustri di Giuseppe Pontiggia.

9. Per la sceneggiatura ti sei ispirato a dei modelli precisi?

Direi di no, è un noir molto classico. Character driven, ma anche con molto plot. Tre atti classici. Una voce fuori campo che già avevo abbozzato all’inizio del primo soggetto e che Edoardo ha subito sposato completamente.

10. Tra i produttori figura anche Luca Zingaretti, che interpreta proprio Perez. È entrato nel processo creativo? Se sì, a che punto?

Quando si è formata precisamente l’idea del film, Edoardo è venuto e mi ha detto che Demetrio Perez sarebbe stato interpretato sicuramente da Luca Zingaretti. Ha letto il copione ed è stato immediatamente entusiasta del progetto. Del resto Perez è un personaggio complesso, e capisco che scatti subito un’attrazione molto forte nella testa di un attore, perché una parabola epica è sempre molto coinvolgente e, poi, si capisce subito che il film è molto incentrato sul protagonista, basta già il titolo per capirlo.

11. Hai scritto Perez sotto l’influsso di qualcosa in particolare?

Io generalmente devo stare 10 ore al giorno seduto davanti al computer per riuscire a scrivere 2 ore. Quindi ho bisogno di una specie di catalessi di 10 ore. E per fare questo, mi aiuto con la musica. Ma la musica mi serve solo per obbligarmi a stare fermo, chiuso in quella stanza. E infatti poi quando scrivo, la musica la spengo. Perché mi darebbe molto fastidio, mi farebbe impazzire.

12. Quindi il bilancio delle tue giornate di lavoro è 8 ore di musica e 2 di silenzio.

Esatto. Ed è in questo preciso istante che mi rendo conto che, forse, il problema per cui non riesco a concentrarmi è proprio la musica. Forse basterebbe spegnere la musica dall’inizio.

13. Mi par di capire che sei iscritto a quel partito di sceneggiatori che ha un rapporto conflittuale con la scrittura, vero?

Direi di sì. Tendenzialmente non amo la scrittura. Scusami, la dico più rozza ma più efficace: scrivo controvoglia.

14. È un partito che fa molti proseliti in giro, lo sento sempre più spesso nominare.

Ma se ci pensi è un conflitto molto proficuo, perché quando scrivi, scrivi in maniera rabbiosa. E secondo me, questo poi chi legge lo sente.

15. Come si è svolta la fase dei sopralluoghi? Quando è arrivata?

Immediatamente. Sin da quando abbiamo cominciato a pensare al soggetto. Siamo subito andati a parlare con gli avvocati del tribunale di Napoli, abbiamo raccolto storie e ispirazioni di ogni tipo. Poi abbiamo visto i luoghi fisici dove avremmo ambientato la storia e quindi il Centro direzionale, che è un vero e proprio quartiere di Napoli e che sin da subito è diventato il mondo del nostro film. Più del 90% del film si svolge lì.

16. Potresti fare a meno dei sopralluoghi in fase di scrittura?

Lo ritengo un passaggio imprescindibile, fondamentale per qualunque stimolo creativo. E quindi è bene che arrivi il più presto possibile. In ogni caso, prima di cominciare a scrivere. Il clima ottimale si stabilisce così. E devo dire che quasi tutti i registi sono d’accordo con me. Perché per sopralluoghi intendiamo tutto, dai luoghi fisici alle interviste, soprattutto le interviste, le chiacchiere. Perché è lì che nascono i personaggi. Il film Perez è pieno zeppo di storie e dettagli che ci sono stati raccontati. Quindi intere scene, intere situazioni, interi dialoghi, interi personaggi sono venuti fuori da lì.

17. Com’è stata la vita del copione sul set?

Ci sono delle parti mancanti tra il copione chiuso e il film finito. Ma sono state tutte rigorosamente discusse in anticipo. Sono stato chiamato sul set per prendere queste decisioni. E negli altri casi, Edoardo ha riscritto delle scene o dei dialoghi e me li ha mandati e io ci ho riscritto sopra e glieli ho rimandati indietro. Continuamente c’erano esigenze di budget ad imporre dei cambiamenti, per via dell’esiguo gruzzolo. Poi ci sono state anche delle esigenze solamente artistiche. Ma alla fine il film è assolutamente fedele al copione.

18. Mai successo il contrario?

No, non mi è mai capitato di trovarmi davanti ad un film che avesse tradito il copione. E ti dirò, se dovesse succedermi, non la denuncerei mai. Perché la troverei una mossa orribile. Visto che ho un totale rispetto del lavoro del regista. Che è completamente diverso dal mio. Per dirti, il mio rapporto con i registi è sempre stato paritario, è sempre stato improntato al rispetto e alla fiducia, ed è una questione non solo di qualità della scrittura, ma anche di carattere. Mettici il fatto che poi siamo tutti della stessa generazione e questo aiuta.

19. Cosa ti aspetti da Venezia?

Posso dire che la cultura italiana oggi si regge in piedi grazie al cinema, è la cosa che a livello di risultati, di esiti ma soprattutto di picchi creativi funziona meglio.

20. Prossimi progetti?

Il nuovo film di Claudio Giovannesi e poi sto lavorando all’adattamento italiano di una serie family americana per Rai Uno.

21. Sei stato invitato a Venezia?

Andrò a Venezia e tutte le volte che mi accorgerò di essere ignorato mi farò sentire.

22. Ci regali una scena di Perez?

Eccola: Scena Perez

Ho scelto questa perché c’era nel copione: forse era inutile, e ora nel film non c’è più. Decidemmo con Edoardo di tagliarla, mentre le riprese erano già iniziate. Adesso, a rileggerla, mi sembra sempre inutile, ma nei film a me piacciono quasi sempre i momenti inutili. La tengo a mente come monito: scene inutili, lasciale campare.

Intervista a cura di Ezio Abbate