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La Strada di Casa

Francesco Arlanch ha ideato e scritto con Andrea Valagussa il soggetto di serie di La strada di casa in onda su RAI UNO dal 14 novembre 2017, di cui ha curato  la supervisione e l’editing alle sceneggiature.

Caro Francesco, La strada di casa sta avendo un buon successo su RAI UNO. Ci puoi raccontare il concept della serie in un pitch?

È la storia di un padre di famiglia con molti segreti compromettenti che, dopo un incidente d’auto, resta in coma per cinque anni. Quando si sveglia, scopre che tutto è cambiato nella sua famiglia e che, soprattutto, la sua mente ha rimosso i suoi segreti…

Il rapporto col passato, il vantaggio di una seconda chance… Qual è il tema che avete voluto sottendere alla serie?

Tutto è nato da un incubo. Era un periodo, l’inizio del 2013, in cui cercavo una storia sulla paternità e cominciavo ad avvertire l’avvicinarsi della fatidica soglia dei 40 anni.

Una notte ho sognato di scomparire e fare ritorno nella mia famiglia solo dopo alcuni anni, scoprendo quanto erano cambiati i miei figli… In quell’incubo c’erano già tutti i temi che della serie: la paternità, il ritorno, lo smarrimento, la crisi di mezza età, la seconda occasione…

Quanto è importante nella serie e per te il significato della “scelta” come atto volontario?

Tutta la serie è costruita per arrivare ad una scelta fatidica del protagonista, una scelta tormentata, che coinvolgerà tutta la sua storia personale e il suo futuro, la sua famiglia e le sue relazioni. Quella scelta – come per tutte le scelte più importanti – sarà frutto della volontà del protagonista e, insieme, anche delle scoperte che avrà fatto su se stesso e dell’amore che prova per le persone che gli sono care.

Da ciò che si è già visto – senza fare spoiler – si intuisce un arco di trasformazione del protagonista. Come avete lavorato su di lui, rispetto al collettivo degli altri personaggi antagonisti e non? Qualcuno resta fisso e qualcuno cambia con lui?

Con Andrea, co-autore della serie, ci dicevamo spesso che Strada di casa è “Faustocentrica” – dal nome del protagonista – nel senso che tutti gli sviluppi prendevano senso dalla storia del grande “viaggio di ritorno” di Fausto. Ma tutti i personaggi – la moglie, i figli, l’amico, gli antagonisti – vivono un’esperienza che li cambierà per sempre.

È la prima volta – ci sembra – che firmi una serie con Andrea Valagussa. Come vi siete incontrati? Com’è nato il soggetto?

Ci conosciamo da molto tempo. Sebbene in anni diversi, siamo entrambi allievi del Master in Scrittura per la Fiction dell’Università Cattolica di Milano. Abbiamo scritto insieme degli episodi di Don Matteo e di Un passo dal cielo. Anche un paio di progetti commissionati, e poi non realizzati: una serie comedy per Canale 5 e un film Tv per Renato Pozzetto. Quando la Casanova e Raifiction hanno deciso di sviluppare una serie a partire dal breve pitch che avevo scritto dopo quell’incubo, ho chiesto ad Andrea di imbarcarsi con me in quest’avventura.

Sulle sceneggiature ci sono le firme di numerosi altri scrittori e come WGI, in un momento di crisi così profonda del mercato, apprezziamo molto la condivisione su un prodotto. Come avete organizzato il lavoro? C’è stata una writers’ room? Chi si è occupato dello script finale?

La serie ha avuto un contributo decisivo da diversi autori di puntata, che sono felice di ricordare: Donatella Diamanti, Mario Cristiani, Eleonora Fiorini, Davide Sala, Francesco Balletta e Luca Rossi. È andata così: io e Andrea abbiamo scritto i soggetti di tutti gli episodi. A quel punto sono stati coinvolti gli altri autori, che hanno sviluppato delle scalette, su cui – con la Rai e la Casanova – abbiamo discusso per diversi giorni: è stata una fase cruciale, visto che si tratta di una serie fatta esclusivamente di serie orizzontali. Dopo un paio di revisioni delle scalette, siamo passati alle sceneggiature. Alla fine, dopo un paio di stesure, io e Andrea abbiamo rivisto tutte le sceneggiature. Questa revisione è stata necessaria perché una serie come Strada di casa, totalmente orizzontale e con un legame piuttosto complesso di generi e linee narrative, aveva bisogno di una messa a fuoco unitaria.

Ci sono stati dei cambiamenti dal copione alla messa in scena? Chi più ha influito sui cambiamenti? La regia, la produzione, gli editor RAI…

Abbiamo avuto la fortuna di fare le ultime revisioni con il coinvolgimento di Riccardo Donna, il regista. Riccardo è un fantastico “lettore” di sceneggiature, con una lunghissima esperienza nella serialità. Abbiamo condiviso con lui tutte le scelte finali nella messa a punto delle storie. Prima delle riprese abbiamo fattoi anche molte letture con gli attori. In questo modo, durante le riprese non ci sono state sorprese: Riccardo e gli attori sono stati molto rigorosi nel realizzare le scene su cui avevamo tanto lavorato.

La fiction è un viaggio nella memoria più intima di un uomo, in cui ognuna delle diverse anime si trova a fare i conti con quello che è stato. Definiresti il genere più un melò o un noir?

Senz’altro il genere dominante è il noir. Tutti gli altri generi presenti nella serie sono stati modellati per alimentare le emozioni suscitate dalla storia di un uomo che scopre e affronta il lato oscuro della propria anima.

La strada di casa s’imbatte in tutti i precedenti letterari e non del “ritorno” di un personaggio a una vita che lo ha escluso. Dal Fu Mattia Pascal, al Conte di Montecristo, alle serie come Homeland e Les revenants. C’è una fonte particolare a cui vi siete ispirati o, al contrario, avete cercato di prenderne le distanze?

Sinceramente, abbiamo rubato a tutti. A quelli che hai citato, e anche molti, molti altri. Nello stesso tempo, la premessa da cui partivamo era piuttosto particolare: il viaggio di un uomo attraverso tre piani temporali (quello prima dell’incidente, quello durante il coma e quello dopo il risveglio). Ognuno dei tre piani è popolato di segreti, sia del protagonista che dei suoi famigliari e collaboratori. E il collegamento fra di loro è dato dalla memoria ferita del protagonista che, mentre scopre verità rimosse, è chiamato a prendere decisioni che condizionano la vita e le scelte di tutte le persone intorno a lui… È comprensibile che avessimo bisogno di “modelli” per orientarci in un’architettura articolata come questa, ma ogni modello è stato poi “rimodellato” alla esigenze del nostro concept. Che dire? È stato un processo complicato, ma anche molto divertente!

Come ho detto prima, c’è già un ottimo riscontro di pubblico su La strada di casa. È già in cantiere una seconda serie? Te ne occuperai ancora tu insieme ad Andrea?

Sì, è già in cantiere. Io ho partecipato alle prime stesure del soggetto di serie della seconda stagione, ma poi ho passato il testimone ad altri, per occuparmi di altri progetti che nel frattempo sono partiti. Ora Andrea ci sta lavorando con Mario Cristiani e Maura Nuccetelli. So che stanno facendo un lavoro fantastico e non vedo l’ora di scoprire come proseguirà la storia di Fausto!

L’intervista è a cura di Francesco Maggiore.

WGI si racconta – La Writers Guild Italia è nata con l’intento di valorizzare la professione degli sceneggiatori e tenta di supplire alla grande disattenzione con cui gli scrittori di cinema, tv, e web vengono penalizzati dagli organi di informazione. Questa rassegna offre uno spazio alle singole storie professionali dei nostri soci.

Quest’intervista WGI è apparsa anche sul .sito di Anonima Cinefili

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