Campagne WGI

Finanziamenti direttamente agli sceneggiatori

La WGI è stata audita dalla Commissione 7 Istruzione del Senato sul DDL 1835: ecco il testo delle nostre richieste.

La Commissione 7 Istruzione del Senato ha convocato il giorno 20 ottobre alle 14.30 le Associazioni di categoria degli autori (Aidac, Anac, Anart, WGI, 100autori) e la collecting SIAE per un’audizione sul DDL 1835, cioè sulla proposta di legge quadro per le attività cinematografiche, che ha come prima firmataria e relatrice la senatrice PD Rosa Maria Di Giorgi.
Il DDL 1835 è stato presentato il 24 marzo 2015, assegnato alla 7 Commissione il 7 luglio, che ha iniziato i lavori sul DDL il 23 settembre.
La WGI è stata rappresentata dal suo Presidente Carlo Mazzotta e dal responsabile del Gruppo Soci Massimo Martella, che hanno presentato ai senatori il seguente documento.
Chi è interessato a seguire tutta l’audizione può cliccare QUI  sul sito del Senato. Gli interventi della WGI sono ai minuti 49’14” e 11o’43”.

Writers Guild Italia, il sindacato italiano degli scrittori di cinema, tv e web, esprime generale apprezzamento per l’impianto complessivo del Disegno di Legge, in particolare per quanto concerne gli intenti di rendere autonomo economicamente il settore cinema, tramite il prelievo di scopo, e di coordinare le politiche di sviluppo del settore in un progetto unitario. Esistono però a nostro parere dei punti critici che intendiamo sottoporre alla vostra attenzione.

  1. Abbiamo la sensazione che la struttura del Centro nazionale del cinema, così come viene immaginata, sia troppo “pesante”. Anche se, a quanto sembra, la nascita del CNC porterebbe allo scioglimento al suo interno degli enti attualmente esistenti, noi preferiremmo evitare il rischio di dar vita a una sorta di sotto-ministero ingolfato di sezioni, commissioni e segreterie, che, basandoci sull’esperienza, temiamo di vedere rallentato da lungaggini burocratiche d’ogni tipo. Preferiremmo insomma più una struttura di coordinamento politico e gestionale degli organismi già esistenti, che non un’istituzione ex novo così complessa.
  2. La composizione del Consiglio di Amministrazione è il punto sul quale esprimiamo i dubbi più convinti. Non comprendiamo per quale motivo accentri tutte le funzioni nelle mani di funzionari di nomina governativa e parlamentare, invece di far partecipare alla fase decisionale addetti ai lavori competenti nei diversi settori, indicati dalle rispettive categorie. Crediamo che siano gli autori, i produttori, gli esercenti, i docenti di cinema, insomma gli addetti ai lavori del mondo dell’audiovisivo coloro che conoscono nei minimi dettagli i problemi del loro settore, dovendoli affrontare e risolvere quotidianamente. Analogamente, il comitato direttivo, essendo composto dai direttori delle sezioni all’art.7, non è definito se saranno professionisti dei rispettivi campi o funzionari di carriera amministrativa. Ci sembra insomma di notare un deciso scollamento tra i nobili intenti di maggiore autonomia, anche finanziaria, del comparto cinema, e la logica centralistica cui sembra essere improntata al momento la filiera della governance. Una normativa di questo tipo sarebbe, a nostro modesto avviso, persino peggiorativa dell’esistente. Auspichiamo che gli articoli sulla governance vengano rivisti in direzione di una effettiva integrazione tra il contributo degli esperti di gestione amministrativa e contabile, e quello di chi del cinema e dell’audiovisivo ha fatto la propria ragione di vita.
  3. L’articolo 7 riguarda molto da vicino la nostra categoria. Alla lettera a) del comma 1 viene dichiarata l’autonomia del settore sviluppo progetti, che comprende l’ideazione dell’opera, il soggetto, la sceneggiatura. Riteniamo che aver voluto distinguere la fase creativa iniziale del lavoro cinematografico sia di grande importanza, non solo simbolica ma anche pratica: crediamo che ciò implichi il fatto che tale sezione avrà a disposizione delle risorse da destinare a finanziamenti di carattere selettivo. Il nostro apprezzamento ci porta a chiedere che venga prevista, in sede di DDL o di successive disposizioni attuative, la possibilità di finanziare, previo esame di apposita commissione, progetti di scrittura, di finzione o documentario, destinati al cinema o ad altri strumenti di diffusione, erogando i fondi direttamente a soggettisti o sceneggiatori. Si tratterebbe di un investimento da parte del CNC in nuove idee narrative, privilegiando quel tipo di proposte che inizialmente possono avere grandi difficoltà a trovare committenti interessati sul mercato. Nel momento in cui il progetto portato in fase di sceneggiatura dovesse essere acquistato da un produttore, sarebbe suo compito rimborsare lo Stato della quota d’investimento anticipata all’autore.
  4. Gli articoli 10 e 11 definiscono le risorse ottenute grazie al prelievo di scopo. Riteniamo che debbano essere sottoposte a attenta revisione le percentuali individuate per i diversi contributori. Il 10% sul biglietto d’ingresso sala, da portare a regime nel corso di tre anni, ci sembra una percentuale congrua solo se non andrà a scaricarsi né su un aumento del prezzo del biglietto, né sulla quota di ricavo degli esercenti, che ci appaiono la componente più fragile del meccanismo. In linea di principio pensiamo che il rilancio industriale passi da una diversificazione sia dei prodotti realizzati, sia della tipologia di sale esistenti; laddove il mercato tende a favorire la realizzazione di prodotti standardizzati e a privilegiarne la fruizione in multisala e multiplex.Molto interessante ci sembra l’articolo che richiama specificatamente al prelievo per ogni “distributore di servizi televisivi”. Si chiede in sostanza che contribuisca al rilancio creativo e industriale del settore anche chi finora ha solo beneficiato dei prodotti del sistema. Il principio è giusto, andrà dosato il contributo da richiedere ai diversi protagonisti nazionali, onde evitare negative ripercussioni di immagine sull’intero testo di legge.
  5. In merito all’art.29 sulle quote di produzione italiana delle emittenti televisive, ci sembra che l’attuale formulazione sia oltremodo vaga, e persino peggiorativa rispetto a quanto viene indicato nell’art.44 della legge vigente, laddove c’è viene previsto anche un vincolo di trasmissione di prodotto nazionale del 10% (per la Rai il 20%), e non soltanto quello di produzione. Le quote vigenti sono già adesso spesso disattese, grazie alla concessione da parte dell’AgCom di deroghe all’attuale normativa, con motivazioni a nostro parere spesso non condivisibili. Dal momento che il presente disegno di legge richiama come impianto la regolamentazione francese, giova ricordare come oltralpe sia in vigore l’obbligo per le emittenti di riservare più della metà del proprio palinsesto a opere europee. Senza arrivare a questi livelli, riteniamo che imporre delle quote, e farle rispettare pena sanzioni effettive e incisive, sia una condizione imprescindibile per rilanciare l’intero settore.
  6. Riteniamo interessanti gli articoli che introducono l’educazione all’immagine nei programmi scolastici. Consideriamo però che la selezione dei docenti non dovrebbe avvenire soltanto in seguito a corsi formativi gestiti dalle scuole di cinema, ma anche in base a eventuali richieste di professionisti del settore, sulla base del loro curriculum.
  7. L’art. 31, che stabilisce come i fondi del CNC debbano essere assegnati in parte in maniera automatica ai protagonisti, e in parte su presentazione di progetti, nulla dice però riguardo la ripartizione tra i due ambiti. Riteniamo che sarebbe il caso di indicare delle percentuali di riferimento già nel testo di legge, per impedire che una delle due destinazioni di spesa possa travalicare l’altra. Inoltre, il fatto che i fondi automatici per il settore produzione premino proporzionalmente chi ha incassato di più e chi ha fatto più ascolti televisivi, può penalizzare il cinema indipendente, o di qualità, o d’essai, come altrove viene definito. Ci sono film italiani, spesso realizzati da piccoli produttori, che vincono premi in giro per il mondo, magari trovano anche distribuzione all’estero, ma in Italia o non escono o incassano pochi soldi per le note storture del sistema distributivo, sottolineate nella stessa presentazione al DDL; e sono perciò esclusi dai fondi automatici. Proponiamo di inserire altre voci di merito per l’erogazione di queste risorse: aiutiamo, anche con interventi nel settore della distribuzione, chi produce buon cinema ad avere le risorse per produrne ancora, e facilitiamo il percorso dei film di qualità verso il pubblico.

Grazie per l’attenzione e l’opportunità riservataci. Siamo certi che su queste premesse sarà possibile avere in un prossimo futuro una legge di settore al passo con le migliori esperienze internazionali, in grado di rilanciare tutto il nostro settore, sia nelle sale, che nella programmazione televisiva, che nei nuovi territori del web.

Carlo Mazzotta e Massimo Martella

NOTE A MARGINE
Lo scorso luglio, quando è stato assegnato il DDL, si è creata anche una congiunzione particolare per il cinema italiano, con stimoli partiti dal direttore della Mostra Alberto Barbera sul rapporto tra low budget e qualità, e con lo shock creato agli esercenti dall’annuncio di Netflix di voler distribuire il film Beast of No Nations, contemporaneamente in sala e sulla rete.
Così, come sa chi ci legge, abbiamo pensato, in nome della partecipazione più vasta a temi comuni, dell’apporto delle singole esperienze e del coinvolgimento delle intelligenze più creative in un processo collettivo, di inserire nelle nostre interviste  agli sceneggiatori presenti ai festival domande anche sul DDL, sulla distribuzione dei film e sulla diversificazione dei contributi in piccoli budget.
Abbiamo pensato di fare cosa utile consegnando alla Commissione Istruzione del Senato, in questa occasione, anche una summa delle risposte che abbiamo ricevuto, perché non bisogna dimenticare che le leggi devono essere cosa viva ed è importante preoccuparsi di come vengono percepite dai protagonisti del settore e dai cittadini. Potete leggerla qui: I commenti alla Legge – interviste WGI

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