Scrittori a Lille

Series Mania 03

INSIDE THE CREATIVE PROCESS: (REINVENTING) THE RELATIONSHIP BETWEEN AUTHORS AND PRODUCERS

GABOR KRIGLER: Quando si tratta di definire lo show running – è l’equivalente di una figura che faccia da scrittore, produttore e regista. Per ora il ruolo più simile è quello di un produttore.

DAVID KAVANAGH: Ci sono grandi cambiamenti che stanno accadendo al momento per noi sceneggiatori. Sicuramente vedo una grande spinta degli sceneggiatori per essere coinvolti maggiormente nella sfera produttiva.

Se andiamo a vedere le statistiche riguardo all’income medio degli sceneggiatori, è impensabile pensare di costruire un’industria europea su dei lavoratori che hanno una totale instabilità di introiti. Questo è un problema strutturale legato al nostro lavoro.

Ci sono grandi sfide. E qui in Europa, quando arrivano i “Netflix” di turno, sono loro a dettare i termini. Ed è difficile anche sapere cosa ci sia nei contratti per via degli NDAs. Però solitamente pagano esattamente quella che è la rata media del paese in cui operano. Per esempio in Germania pagano in media 35k per un episodio. Pagano standard, indipendentemente dalla riuscita di uno show. E poi agli streamer non piace il modus operandi europeo. Vogliono fare il buy-out completo dei progetti e avere tutti i diritti. E questo sta trasformando quasi tutti i produttori europei in Line Producers. Anche perché poi i broadcast vogliono anche essere loro ad assumere tutte le decisioni creative. Prendendosi tutti i diritti, gli streamer americani stanno prendendo tutto l’IP europeo – e invece il valore dell’IP dovrebbe rimanere ai produttori – per essere poi condiviso anche con gli scrittori.

Dall’altra parte, ci vorrebbe un sistema più come quello portato avanti sui film in Europa, in cui si sovvenziona anche lo sviluppo delle serie. Perché altrimenti i produttori si vedono costretti a sostenere tutti i costi e i rischi finanziari, prima ancora di arrivare al pitch. E questo li porta a volere spendere poco sullo sviluppo – e a pagare poco gli scrittori. E adesso, con l’avvento anche in Europa di figure come gli showrunner, non è neanche facile capire come dovrebbe essere remunerato uno showrunner.

IRIS BUCHER: Gli showrunner dovrebbero essere anche produttori. Anche perché le scelte creative che fanno hanno necessariamente un impatto sul budget. E concordo che ci siano troppi rischi per i produttori, anche in quanto i broadcaster non sostengono tutti i costi di sviluppo. Magari ne pagano un 50 o un 75%. E poi non si sa neanche se le serie raggiungeranno la green light. Ed è ovvio che i produttori vorrebbero spendere tanto sullo sviluppo, ma è un sistema difficile in un mercato complicato.

MARCO CHIMENZ: 10 anni fa non avremmo avuto questa discussione. Occorre pensare a fare un parallelo con i film: nei feature film il ruolo centrale è quello del regista (tra l’altro a discapito dello sceneggiatore – e lo stesso vale per il produttore). È risaputo che i film siano fatti dai registi. Nel mondo delle serie TV, invece, il ruolo più importante è quello dello showrunner. E questo ruolo è importante perché ci sono mille modi diversi di produrre contenuti. Noi produttori siamo imprenditori che creano e vendono prodotti. Mentre gli sceneggiatori sono dei creativi “for hire”. Siamo differenti (in quanto produttori) dagli showrunner. Negli Stati Uniti lo showrunner è qualcuno che ha creato uno show, come definito dalla WGA stessa: “Il creatore è colui che ha scritto la storia e il primo episodio”. Invece qui lo showrunner è l’executive creativo che assume quel ruolo.

Però, a prescindere, lo showrunner è quella figura che chiami la notte se c’è un problema con la serie, perché è quello che ha tutta una serie TV in testa.

Per quanto riguarda invece la relazione tra produttori e sceneggiatori, i produttori possono offrire sempre meno garanzie agli sceneggiatori, perché il produttore medio non ha potere contrattuale vis-à-vis rispetto ai grandi streamer / broadcaster. Mentre invece il riconoscimento è importante. Anzi, ormai nelle serie non ci sono neanche quasi più i titoli iniziali, perché distraggono i viewer.

Selene Favuzzi
Board WGI