Squali
è la riflessione analogica sui nuovi media
e la disumanizzazione dell’essere umano
Presentato nell’ottobre 2025 ad Alice nella Città, nella sezione Panorama Italia, e subito uscito nelle sale, Squali è il film opera prima di Daniele Barbiere, un adattamento dal romanzo omonimo di Giacomo Mazzariol, che vede alla sceneggiatura il nostro socio Mauro Graiani (che ha già scritto e diretto 30 anni (di meno) nel 2024 e co-sceneggiato diversi titoli tra cui Hotspot – Amore Senza Rete e Non tutto è perduto) che qui ci racconta il percorso della versione cinematografica della storia.
Squali vede protagonista Lorenzo Zurzolo affiancato da James Franco, Francesco Centorame, Ginevra Francesconi e Francesco Gheghi in una commedia drammatica che descrive in maniera vivida il mondo dei ragazzi contemporanei che si affacciano alle nuove professioni.
Squali racconta la storia di Max, un ragazzo di diciannove anni proveniente da un piccolo paese veneto, che si ritrova a vivere l’estate dopo la maturità, quel periodo di libertà tanto atteso ma anche segnato dalla necessità di prendere decisioni importanti per il futuro. Insieme ai suoi amici, Filippo e Anna, ha pianificato un viaggio in Spagna per celebrare la fine della scuola, ma tutto cambia quando riceve una proposta inaspettata: Robert Price, un imprenditore nel campo delle startup, è interessato a sviluppare l’app che ha creato per aiutare i suoi coetanei a scegliere la facoltà universitaria. Senza rendersene conto si trova su un treno verso la Capitale, dove dovrà confrontarsi con un mondo competitivo e un’opportunità che potrebbe cambiare il suo destino. Mentre gli amici si godono un’estate spensierata, Max è costretto a fare i conti con le proprie paure, con l’incertezza di non sapere quale strada intraprendere, e con il desiderio di non rimanere immobile in un mondo che sembra muoversi troppo velocemente. In un viaggio che lo porterà a capire cosa vuole veramente dalla vita, si troverà a dover scegliere quale strada intraprendere, quale sarà il suo futuro?
Mauro, come nasce la storia di Max nel film Squali?
Esattamente come nel romanzo di Giacomo Mazzariol, di cui il film è un adattamento, Max è un diciannovenne di paese, la cui vita è circoscritta ai luoghi e ai tempi della provincia in cui è nato e in cui vive; lui e i suoi coetanei hanno tutto nel raggio di poche centinaia di metri; una stanzialità, una vita a portata di mano in una comfort zone rassicurante e castrante, che lega quegli adolescenti in modo indissolubile a quei ritmi e a quel modo di approcciare l’adolescenza. La fine dell’adolescenza, con l’esame di Maturità, è lo spartiacque che li separerà definitivamente: Max, Filippo, Andrea, Giada ed Anna sanno che tutto cambierà, dopo quell’estate; ciò che vogliono è solo il viaggio a Barcellona, programmato e sognato da sempre. Più inconsciamente, però, vogliono solo avere diciannove anni, ballare sulla spiaggia, bere, cantare, vogliono scattare quella fotografia, davanti ad un falò: quella foto in cui inciampare un giorno di molti anni dopo e stupirsi, nel rivedere quei colori così vividi, quei volti così ingenui e pieni di futuro. Solo che Max non ci sarà in quella foto. Perché di fronte all’occasione di entrare da subito nel mondo dei grandi, Max “tradisce” il sogno condiviso, e dà buca agli amici, per trasferirsi a Roma, dove il CEO di un’incubatrice per start up che seleziona, finanzia e indottrina giovani talenti dell’informatica, gli propone di sviluppare il progetto di un’app da lui creata, che aiuta gli studenti ad orientarsi nella ricerca della facoltà da scegliere, una volta diplomati. È l’occasione per iniziare subito il futuro, e non accade a tutti, a diciannove anni. Ed è qui che Max fa i conti con il tema vero del film e del romanzo: le scelte. La nostra società ci impone di scegliere, a diciannove anni il nostro indirizzo futuro, ma forse la scelta dell’università, di un lavoro, della vita in genere ha bisogno di più tempo. Scegli, adesso, scegli subito e scegli bene, questa è la società in cui si muovono i nostri diciannovenni, una società che cambia talmente in fretta in cui le scelte di oggi, domani potrebbero essere obsolete. E se scegli male, che fine fanno i tuoi diciannove anni? Cosa rimane di quel periodo magico in cui tutto è ancora possibile, se sei costretto a diventare grande di colpo, senza passare dal via?
Come si passa da un romanzo ad un film e quali sono, se ci sono, le differenze più significative tra il libro e la sua trasposizione cinematografica?
Il romanzo è la fotografia di una società che fa i conti con la globalizzazione dei mercati e dei sentimenti. Si poggia su un’intuizione che fotografa le nuove generazioni in un modo chirurgico: i protagonisti sono Squali, ma non perché predatori, piuttosto perché, come gli squali non possono fermarsi, se vogliono respirare, come gli squali cercano ossigeno in una società fluida che cambia in continuazione. É un’opera letteraria che entra profondamente nella psicologia dei personaggi, dei quali ci racconta nel dettaglio i pensieri, le emozioni, alcune considerazioni che, giocoforza, nella pellicola non possono essere tradotte che in azioni, senza verbalizzazione. A differenza del romanzo, nella sceneggiatura ho solo rafforzato la linea tematica che nasconde l’altra faccia della medaglia del successo che Max si ritrova ad affrontare a Roma, senza averlo mai veramente cercato. Che naturalmente ha un prezzo. Per il resto, i caratteri sono quelli del romanzo, solo più cinematografici. In questo la regia di Daniele Barbiero ha saputo entrare sottopelle a quei caratteri e dar loro sguardi, respiri e dinamiche che ci restituiscono personaggi tridimensionali e attuali non solo nel modo di pensare, ma in quello di muoversi e respirare nella nostra società.
In Squali, oltre a Max, ruotano nella storia tanti personaggi, interpretati da attori giovani e più maturi, che giocano un ruolo importante nel racconto e a loro volta rappresentano diversi punti di vista.
Chi sono?
Max è Lorenzo Zurzolo, un talento emergente che ha negli occhi lo sguardo riflessivo e fresco del protagonista del romanzo. Il suo è il punto di vista principale, quello che “deve” scegliere, tra successo e amici. Una scelta non facile. James Franco è Robert Price, il CEO di EPARK, un laboratorio digitale che sviluppa progetti innovativi, e che può fare la fortuna di un giovane programmatore come Max. È l’anello di congiunzione tra almeno due generazioni di nativi digitali, sa cosa vogliono, sa come parlano. In qualche modo, è portatore di una riflessione ulteriore su quanto sia labile il confine tra ciò che desideriamo, e ciò che “il sistema” vuole che desideriamo. Le figure di Filippo (Francesco Centorame) e Anna (Ginevra Francesconi) sono i due “amori” di Max; affetti con cui è cresciuto, tra cui crede di dover scegliere, che deve invece imparare a lasciare andare. Andrea (Gabriele Rollo) è l’anima più arrendevolmente certa che il suo futuro sarà nell’azienda agricola del padre, e per questo la più granitica di tutte. Se Max, Anna e Filippo sognano il loro futuro, Andrea già lo conosce, ed è un bel vantaggio non doverlo scegliere.
Chi sono gli ‘squali’ oggi?
“Gli squali, oggi, non sono certo i rampolli emuli di Gordon Gekko di Wall Street, gli yuppies rampanti degli anni Ottanta, che aprivano l’era della speculazione finanziaria, togliendo per sempre valore al concetto di produttività; oggi non cercano soldi, non vogliono il successo per il successo, anche se la società degli adulti li vuole dipingere come anime perse dentro un cellulare, rapiti dai vari Tik Tok, Tinder, Telegram, Twich, Instagram o YouTube; oggi i diciannovenni hanno l’urgenza sociale di capire chi sono veramente, e quella psicofisica di sconfiggere l’ansia patologica che li corrode dall’interno. Forse noi adulti dovremmo dar meno per scontato le loro inquietudini, banalizzandole ai dolori che ogni generazione di “Giovani Werther” affronta; dovremmo fermarci a capire che questa volta il mondo è davvero cambiato e continua a farlo alla velocità con cui si muovono i dati sulle reti mondiali e satellitari. Non è come quando i nostri nonni dicevano “ai miei tempi”, perché tra “i nostri tempi”, e quelli degli squali del 2025, ci sono ere geologiche di differenza. E i primi che dovrebbero capirlo siamo noi, che quegli anni Ottanta li abbiamo vissuti e che abbiamo il concorso di colpa di aver contribuito a creare questa società, con l’unica scusante: che il progresso viaggia più veloce di noi. È un’onda su cui devi saper surfare, se non vuoi rimanere indietro.
Desiderio di innovazione, spinta a sfruttare al meglio le opportunità offerte dai nuovi media e rischio di entrare in un mondo sempre più disumano: come si bilanciano questi elementi nella storia?
Squali affronta, in tema di nuovi media e disumanizzazione dell’essere umano, una riflessione analogica, nel senso più narrativo del termine, e cioè di rapporto causa effetto. L’esempio è quello della pubblicità: fino a qualche anno fa, la pubblicità ti suggeriva un prodotto: se hai sete bevi quella birra; oggi i media fanno molto di più: ti suggeriscono, finendo per convincertene, che hai sete. I media vogliono sapere tutto di noi, per venderci quello che noi crediamo ci serva; i nostri desideri sono la causa che genera l’effetto, paradossale, per cui i media costruiscono desideri appositi, su misura per noi, grazie alle informazioni che noi stessi diamo loro. E nemmeno ce ne accorgiamo, perché passa tutto attraverso gesti ormai quotidiani e apparentemente innocui, quale accettare i cookies. I dati, e il loro commercio, sono il nuovo “oro nero” il cui mercato globale ha superato il valore di 335 miliardi di euro, nel 2025 e Squali parla anche di questo, e lo fa attraverso gli occhi del perfetto consumatore principe di questi dati: l’adolescente alla fine dell’adolescenza.



