IntervisteScrittori a festival

Gloria!

Scritto da Anita Rivaroli e Margherita Vicario

La WGI è nata con l’intento di valorizzare la professione degli sceneggiatori. La sezione SCRITTO DA, sotto l’egida di WRITTEN BY, la prestigiosa rivista della WGAw, tenta di supplire alla grande disattenzione con cui gli scrittori di cinema, tv, e web vengono penalizzati  dagli organi di informazione.

Gloria!, film di esordio alla regia di Margherita Vicario, scritto a quattro mani con Anita Rivaroli, già autrice del doc We are the Thousand, presentato alla 74 edizione della Berlinale nella sezione principale Competition, è un entusiasmante racconto storico, sospeso tra musica  e senso di sorellanza femminile.

Anita Rivaroli, co-sceneggiatrice del film che è appena uscito nelle sale italiane, ne ha parlato con noi: «abbiamo giocato con la musica e la storia».

Anita, com’è nata l’idea e la storia così particolare di questo film?

Margherita e io ci siamo conosciute tramite il produttore, Carlo Cresto-Dina, con cui stavo lavorando al progetto di We are the Thousand, un documentario musicale che ho realizzato come regista. Mentre pensavamo già di farne un altro assieme, un giorno Carlo mi ha parlato di Margherita Vicario. Mi ha detto che lei aveva un’idea per un film, ma che non aveva mai lavorato alla scrittura e ci vedeva bene insieme. Io  conoscevo Margherita già come artista, ma non di persona. Sulle prime nutrivo un certo pregiudizio, ma quando ho conosciuto Margherita è stato un amore a prima vista, ci siamo trovate davvero molto bene insieme. Mi ha parlato di questo libro, L’Attività Musicale negli Ospedali di Venezia nel Settecento di P. Giuseppe Gillio, che poi è diventato la nostra fonte principale per il film. È un saggio in cui si fa un excursus su tutta la storia delle musiciste, compositrici e cantanti nel corso di diversi secoli in Italia.

Cosa sono questi “Ospedali di Venezia”?

Gli Ospedali di Venezia erano strutture che di fatto, come prima istanza, accoglievano i malati, ma erano anche orfanotrofi che accoglievano i bambini lasciati alla ruota. C’erano sia per i maschietti che per le femminucce ed erano anche una sorta di conservatori in cui alcune bambine venivano istruite alla musica. In questi spazi si sono fatti le ossa grandi compositori come Vivaldi, che per tantissimi anni prestò servizio come maestro di cappella in uno di essi. Questo fatto storico ci ha molto intrigato, Margherita ne era affascinata, e così siamo partite da questo tomo e abbiamo iniziato a chiacchierare e a discutere su cos’era la musica un tempo e cos’è la musica oggi.

Siete entrambe accumunate dalla passione per la musica?

Margherita è una musicista contemporanea, mentre io ho studiato musica fin da bambina, suono il pianoforte e altri strumenti,  ma, a differenza di Margherita, ho avuto una educazione musicale classica. Per paragonarci alle due anime del film, è un po’ come se io fossi Lucia, interpretata da Carlotta Gamba, che è il primo violino, quella che legge all’impronta, conosce bene la musica e ha una preparazione più tecnica; mentre Margherita somiglia più a Teresa, il personaggio interpretato da Galatea Bellugi, cresciuta da autodidatta, molto istintiva ma geniale. Non posso dire di avere una formazione da conservatorio come Lucia, ma sicuramente ho un’attitudine tecnica più vicina alla sua e nutro grande ammirazione per chi come Margherita riesce ad eseguire le cose un po’ di pancia. Margherita voleva fare un film sui processi creativi ed è stato bellissimo discutere con lei. Lucia è una che segue le regole, mentre Teresa è un personaggio un po’ lunare, sembra che venga da un altro tempo, e infatti porta nella storia una musica pop contemporanea che cerca di svincolarsi da quelle che erano le regole dell’epoca, creando un contrasto forte tra le sonorità di fine Settecento e la musica attuale.

Gloria! ha una genialità e un’originalità del tutto particolari, in fase di scrittura vi siete mai poste il problema di quanto potesse essere un azzardo unire due generi musicali così distanti nel tempo, uscendo del tutto dal contesto storico del racconto?

Sì, ce lo siamo chieste, ma l’idea di fare un film estremamente filologico, aderente ai fatti storici, ci interessava poco. La questione centrale del film è proprio cosa sappiamo noi di queste musiciste, di cosa facessero chiuse nascoste dietro le grate di quei conventi. Chi l’ha detto che componessero solo musica dell’epoca? che qualcuna di loro non abbia iniziato a improvvisare con i primi pianoforti? Strumenti che tra l’altro in quel tempo erano ancora demonizzati perché spostavano il luogo della musica in ambienti privati. Tutte queste donne, compositrici eccelse, sono rimaste nascoste tra le pagine della storia, ma magari tra loro c’era una Vivaldi al femminile.

È stata un po’ una sfida.

Abbiamo voluto giocare con questi elementi. Volevamo vedere come potevano convergere queste due anime insieme. La maggior parte delle musiche che sono nel film le abbiamo tratte da una compositrice dell’epoca, Maddalena Laura Sirmen, una delle poche i cui componimenti sono arrivati ai giorni nostri. Lei riuscì a sposarsi e a continuare a fare musica, ma all’epoca una donna che volesse fare la musicista aveva il destino castrato, ai tempi le donne sole non potevano esibirsi nei teatri. Se le donne restavano in questi Ospedali avevano la libertà di creare musica, ma c’era anche tanta miseria. L’idea di Margherita era quella di raccontare di una ragazza, una sguattera venuta dal nulla, che ha questo talento per la musica e non segue alcuna regola. Teresa è un personaggio nato in funzione di questo stratagemma narrativo. Siamo partiti da questo gigantesco ‘what if’ e abbiamo immaginato che un giorno arrivasse un pianoforte, strumento del demonio, in un convento e qualcuno iniziasse a fare della musica non canonica.

Gloria! è anche la storia di una affascinante comunione tra donne.

Sia io che Margherita veniamo da due mondi molto maschili e ci siamo sempre dette che viviamo in una sorta di bugia creata dal sistema patriarcale che ha disegnato le donne in competizione tra loro, soggette ad invidie e dispetti. Ma non è esattamente così, noi ad esempio i legami più forti, sia lavorativi che affettivi, li abbiamo con altre donne e tra noi c’è una grande sorellanza. Perciò volevamo veicolare questi messaggi alternativi e avevamo voglia di raccontare una storia di sorellanza con degli alti e bassi, come è il rapporto tra Lucia e Teresa che si costruisce piano piano. Volevamo raccontare un femminile che non è sempre e solo in competizione, anche le altre ragazze sostengono i sogni l’una dell’altra. Ed è stato così un po’ anche tra me e Margherita sul set.

L’intervista è a cura di Vania Amitrano
La foto di copertina è di Marcella Magalotti

Scrittori a Berlino – Writers Guild Italia (WGI) incontra gli sceneggiatori italiani presenti con le loro opere al 74esimo Festival Internazionale di Berlino (15 – 25 febbraio 2024).