Scrittori a Lille

Series Mania 01

ENGAGING WITH THE YOUNG ADULTS: CRACKING THE CODES OF AN UNCOMPROMISING AUDIENCE

RON LESHEM – Screenwriter di Euphoria: Gli spettatori trattano le serie come se fossero un viaggio alla scoperta di loro stessi, di chi sono. Per quanto riguarda Euphoria, quando ne abbiamo fatto il pitch, abbiamo avuto le stesse reazioni di Stranger Things: la serie veniva percepita come un “Teen Drama”. E all’inizio HBO ci ha detto di no.

Scrivere questa serie mi ha permesso di vivere qualcosa che non ho mai provato su me stesso, che ho “missed” nella mia vita. Ho vissuto un’adolescenza alquanto noiosa e senza esagerazioni – ma la scrittura è empatia. Si può scrivere di qualcosa che non si è vissuto direttamente sulla propria pelle. Ciò nonostante, ho potuto scrivere di questo tema perché mi sono immerso totalmente in quel mondo: mi sono messo a fare tantissima ricerca. E internet mi ha aiutato moltissimo nel farlo.

Il problema di fare show che parlino ai “teen” di oggi, è che i commissioner vogliono sentirsi responsabili riguardo agli show che scelgono – vogliono che siano educativi. Però poi gli show fatti così diventano subito artificiali, e non piacciono.

Per quanto riguarda invece le caratteristiche proprie dei GenZers – si dice che abbiano una soglia dell’attenzione di 8 secondi. In molti hanno tradotto questo input in: “ogni otto secondi devi fare accadere qualcosa – devi far saltare qualcosa in aria, serve per forza un montaggio serrato altrimenti te li perdi”. Ma non funziona così. È vero che devi catturare la loro attenzione subito, in quegli 8 secondi. Ma se riesci a farlo, poi li avrai “in pugno” per ore. Bisogna essere abbastanza coraggiosi da intrigarli. E non esitare nel raccontare la “darkness”, l’oscurità.

La cosa stimolante è che queste generazioni sono aperte a vedere delle serie che provengono dai paesi più disparati. E questo porta molte opportunità per coproduzioni e setting differenti.

KARINA LYSTAD: Gli “Young Adult” sono persone che cercano ancora cosa fare nella propria vita, e che sono assolutamente alla ricerca di un significato profondo. Per scrivere la mia serie ho intervistato tantissimi giovani, per capire come raccontare una storia che per loro fosse vera – e rilevante.

È stato molto importante essere autentici nella narrazione. Senza voler per forza imporre una “wokeness” al progetto, a meno che non fosse organicamente inserita nella storia.

LISA AMBJORN: Gli “Young Adult” sono fan molto attivi. Sentono come se gli show, le serie, fossero su loro stessi. Ed è per questo che prendono le serie così sul personale. La serie Young Royals è stata creata per loro – con degli Young Adult come protagonisti. È uno show sulla crescita, sul “coming of age”. Anche io ho fatto un sacco di interviste ai ragazzi usciti dalle boarding school, dai college dove vanno i figli delle élite. E ho trovato tantissimo materiale online, sui social media. Perché le persone la cui storia volevo raccontare sono sui social. Sono stati di grande ispirazione. Il trucco è stato circondarmi di persone che potessero “darmi” le esperienze e i racconti per la storia che volevo raccontare.

SENED DHAB: Definiamo (almeno dal punto di vista aziendale) gli “Young Adult” come persone che vanno dai 15 anni sino al momento in cui si creano una loro famiglia. Anche qui, per parlare a questo pubblico, abbiamo bisogno di storie che arrivino al punto senza fare troppi “spiegoni”. Non bisogna avere un obiettivo educativo. Ed è interessante come la visione dei commissioner degli Young Adult sia diversa o parzialmente distaccata dalla realtà. I commissioner utilizzano come termini di riferimento i loro figli. Ma, dei propri ragazzi, conoscono solo il modo in cui si comportano in casa, come li trattano in quanto genitori! Sfugge, invece, completamente quel che i figli vivono e agiscono con gli altri coetanei. Tra l’altro, gli Young Adult – a differenza delle generazioni più adulte – sono molto interessati alle generazioni passate.

Selene Favuzzi
Board WGI