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Spicy Calabria

Un viaggio nella terra del piccante

Tra il blu intenso dell’acqua e le coste rocciose a picco sul mare, macchie di un rosso intenso tingono il paesaggio calabrese e mostrano anche agli occhi lo stretto legame che intercorre tra questa terra e i suoi sapori. Nel suo documentario, Spicy Calabria, disponibile su Prime Video, il nostro socio, regista e sceneggiatore Giacomo Arrigoni svela tutti i segreti di questo straordinario connubio.

Spicy Calabria è un viaggio alla scoperta di tradizioni, leggende, capolavori artistici e panorami naturali legati dal filo rosso del piccante. Seguendo una ideale “mappa del piccante” che ha qualcosa di incantato, la giornalista Esmeralda Spadea conduce attraverso sapori, paesaggi e personaggi della Calabria e della sua passione per il peperoncino.

Salve, Giacomo, come è nata l’idea per il soggetto di questo documentario?

L’idea era di raccontare la Calabria in modo originale, evitando di incappare in storie e temi già sentiti. Adottando uno sguardo privo di stereotipi e luoghi comuni, l’intenzione era di mettere in scena la regione dando spazio alla creatività e alla passione per la vita dei calabresi, con la scusa di seguire un’ideale mappa alla scoperta del peperoncino in chiave non solo gastronomica, ma anche culturale e artistica. Una sfida che si è rivelata vincente e che ha portato il film ad avere ottimi riscontri di pubblico sia al cinema che su Prime Video.

Tradizioni, leggende, arte e natura visitati attraverso il filo rosso dei sapori, in particolare il piccante. Può parlarci di questo particolare aspetto del film?

La “mappa del piccante” al centro del film è una trovata narrativa che motiva sia gli elementi di fiction che costellano il racconto, sia gli interventi più documentaristici. In Calabria, come del resto in tutta Italia, gastronomia e cultura finiscono spesso per coincidere: per questo ho voluto seguire un ideale itinerario dei sapori e dare vita a un road movie lungo quelle rotte dove arte, cucina, folklore e tradizioni si fondono all’insegna della naturale voglia di vivere dei calabresi. Il piccante diventa allora elemento ricorrente che lega le diverse componenti del film, ma anche la scusa perfetta per indagare la regione da un punto di vista alternativo.

Come è nata la collaborazione con Esmeralda Spadea? Qual è il suo ruolo nel film?

Lavoro con Esmeralda da dieci anni, da quando ci siamo trovati sul set di un suo videoclip musicale. Esmeralda in Spicy Calabria è sia produttrice che interprete principale e la nostra collaborazione prosegue ora con Celebrity Wines, un documentario che stiamo girando attraverso l’Italia per indagare le ragioni che hanno spinto molte celebrità a produrre vino. Stiamo raccogliendo racconti molto forti, appassionanti e intimi, ancora una volta lontani da stereotipi.

Quale aneddoto sulla lavorazione del film le è rimasto particolarmente impresso?

Un giorno giravamo una scena in uno sterminato campo di peperoncini lasciati a seccare al sole sotto lunghe tende. Esmeralda, con la sua chioma bionda, si muoveva a suo agio in quel panorama infuocato, mentre in un angolo, con le mani consunte da anni di intenso lavoro (al punto che mi è stato impossibile evitare di riprendere quel dettaglio così carico di significato), tre signore aprivano e spezzettavano i peperoncini osservando con curiosità e malizia la nostra protagonista. Finché, a fine lavorazione, si sono avvicinate a Esmeralda con in mano un foglio per l’autografo e le hanno chiesto timidamente: “È lei, vero, che ha fatto il bagno nella Fontana di Trevi con Mastroianni?”

Ecco il fascino senza tempo del cinema!

Quale aspetto o quale scoperta in particolare le sono rimasti impressi dopo questa esperienza?

Il film mi ha permesso di visitare la regione per la prima volta; quindi, le emozioni e le sensazioni di scoperta che si vivono nel documentario sono autentiche, sono vere emanazioni della mia esperienza di vita sul set. Sono rimasto molto colpito dal legame intenso che intercorre tra i calabresi, la loro terra, la loro cultura e la loro storia. Una connessione che ho trovato più forte qui che in molti altri luoghi visitati in passato.

L’intervista è a cura di Vania Amitrano

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