Interviste

FSE, dopo quattro mandati torna un italiano nel Board

Le battaglie Wgi portate a Bruxelles da Vinicio Canton

Vinicio, lo scorso 4 maggio, dopo due anni d’impossibilità – causa Covid – a Bruxelles si è tenuta l’assemblea della FSE – Federation of Screenwriters in Europe. Tu eri il delegato a rappresentare l’Italia. Avete fatto un confronto tra la situazione postpandemica in Italia e nel resto d’Europa?

In realtà durante la pandemia il lavoro di FSE non si è fermato, anzi. Paradossalmente il vincolo di non potersi incontrare di persona ha moltiplicato le occasioni di scambio con il resto dei colleghi europei, perché invece di un paio di volte l’anno, nel biennio scorso abbiamo condiviso numerosi incontri online, sulla ventina direi, con assemblee e conferenze sul futuro della professione, sui contratti, sulla direttiva copyright. E naturalmente sulle conseguenze della pandemia nel nostro lavoro come sceneggiatori europei.

Lo scenario è abbastanza simile in tutto il continente. Per quanto riguarda il COVID, alcuni Paesi erano più attrezzati al sostegno dei lavoratori dello spettacolo, altri  – come l’Italia – hanno prodotto uno sforzo importante per sostenerli, ma in generale la pandemia ha evidenziato la necessità di un sistema di welfare per i lavoratori intermittenti. Per quanto riguarda le opportunità di lavoro, la ripresa generale del sistema, siamo di fronte ad un cambiamento ancora in divenire, legato all’arrivo delle piattaforme di streaming, che sarà necessario regolare per mantenere sano il sistema di produzione e distribuzione delle opere audiovisive. Insomma, dal confronto con gli sceneggiatori di tutto in continente, il quadro che emerge abbastanza chiaramente è che questo è il momento in cui si decide quanto e soprattutto come lavoreranno gli autori della prossima generazione.

Quali sono stati i punti che hanno maggiormente destato il tuo interesse?

La giornata di panel che ha preceduto l’assemblea vera e propria ha sottolineato – mi ripeto – la necessità di una visione sul futuro dell’industria audiovisiva europea. Abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare, e magari criticare, i rappresentanti di produttori, distributori ed esercenti, ognuno dei quali ha evidenziato le difficoltà di fare sistema. La sintesi di questa giornata, a mio parere, è che qualsiasi politica industriale e di sviluppo debba essere concordata a livello europeo, con una prospettiva sovranazionale.

WGI Italia festeggia il grande risultato ottenuto a livello europeo, con la tua nomina a border della FSE. Da quanto tempo non c’era un italiano a ricoprire quel ruolo? E da quali altre nazioni è composto il board?

L’ultimo rappresentante italiano era nel board FSE quattro mandati prima di questo. La seconda domanda è un trabocchetto, perché nello statuto FSE è scritto a chiare lettere, e io lo condivido in pieno, che gli eletti nel board non rappresentano il paese di provenienza, ma FSE come istituzione. Detto questo, ho l’onore e l’onere di condividere questo impegno con tutti amici con cui ho condiviso un percorso all’interno di FSE e che vengono da Germania (la presidente), Danimarca, Polonia, Austria e (last but not least) Gran Bretagna. Alla prossima assemblea si unirà a noi anche una collega della guilde francese.

La FSE ha presentato il programma per i prossimi 3 anni. Ci parli dei punti salienti?

Prima renderei merito al lavoro enorme che il board uscente (non a caso riconfermato) con l’indispensabile aiuto di Amelie e David hanno fatto negli ultimi tre anni, con la pandemia a complicare e la direttiva copyright da implementare e tenere sotto controllo, viste le pressioni sul Parlamento Europeo di lobby infinitamente più ricche e potenti della federazione degli sceneggiatori. Quindi grazie a tutti loro.

Poi aggiungerei che la parola chiave del prossimo board, a cui personalmente dedicherò ogni energia, è condivisione delle informazioni: sui contratti, sulle relazioni con i produttori e i broadcaster, le normative europee che influenzano le legislazioni nazionali… Rendere la categoria degli sceneggiatori più forte nelle trattative sui contratti – fino al raggiungimento di un contratto nazionale, o almeno di un accordo – è sempre stato l’obiettivo di WGI ed è anche l’obiettivo di FSE per il prossimo triennio. Il lavoro di lobby presso il Parlamento Europeo ha prodotto, tra le altre cose, un significativo miglioramento nella legislazione europea per la contrattazione collettiva dei freelance, ma senza una capillare e tempestiva comunicazione di questi risultati le opportunità che si creano rischiano di essere vanificate.

Nel prossimo triennio ci concentreremo anche sulla libertà di espressione, un argomento che sembra scontato e invece ha bisogno di continue attenzioni anche nella vecchia e cara Europa.

Il fatto che nel programma si parli della visibilità dello sceneggiatore dovrebbe far sentire meno soli gli sceneggiatori italiani?

I problemi della categoria sono condivisi da tutti i colleghi in Europa. Le iniziative che WGI ha realizzato in Italia, con la mia presenza nel board FSE, potranno essere esportate nel resto del continente e nello stesso tempo le campagne e le iniziative portate avanti negli altri Paesi potranno essere rilanciate qui da noi. Se non si fosse capito,  penso che qualsiasi battaglia e rivendicazione di noi autori vada condivisa, come minimo, a livello Europeo.

Come pensate di implementare  la visibilità degli sceneggiatori?

Da qualche anno FSE organizza un premio per gli sceneggiatori al quale vengono candidati colleghi di ogni Paese europeo. Questa è una delle iniziative da diffondere per sottolineare che qualsiasi prodotto audiovisivo esiste solo perché uno sceneggiatore ha passato mesi, anni a costruire un mondo di personaggi e storie e poi finalmente ha scritto la parola fine. Ecco, un film, una serie, iniziano a esistere solo in quel momento.

La “guerra dei crediti” è un’annosa questione. Per noi sceneggiatori ancora più spinosa. State lavorando anche su questo punto?

Uno studio dell’Osservatorio Europeo per l’Audiovisivo ha evidenziato come siano svariate decine i crediti con cui viene assegnata la paternità di un’opera a uno sceneggiatore (alcune definizioni sono davvero surreali). L’obiettivo del triennio è riuscire a uniformare queste categorie riducendole al minimo indispensabile, non più di quattro o cinque. L’ideale sarebbe due – soggetto e sceneggiatura – ma va tenuto conto della natura particolare di alcuni prodotti. In ogni caso, riducendo all’osso le possibili definizioni diventa più semplice la contrattazione, la remunerazione, la distribuzione dei diritti.

La FSE ha un impatto sul programma e sul lavoro del board di WGI? Come funziona?

Il fatto che io sia presente, per ora, in entrambi i direttivi finirà probabilmente per influenzare alcune iniziative di WGI e viceversa. Tra pochi giorni, per dire, parteciperò al primo incontro del board FSE proprio sui credits e porterò in dote le considerazioni sul problema fatte all’interno di WGI.

E tu, come sceneggiatore e membro del board di Wgi e di Fse, ti senti tutelato e/o assistito da questi sindacati?

Sarò banale dicendo che se non lo fossi non mi sarei candidato né qua, né là. Credo fermamente che le battaglie per creare delle condizioni di lavoro sostenibili ed un mercato delle idee competitivo siano il fine delle organizzazioni di cui faccio parte. La creazione di regole chiare e condivise protegge i più deboli del sistema: i giovani che iniziano, tanto per fare un esempio. Un contratto nazionale, un welfare europeo sono strumenti che possono permettere di entrare e soprattutto di restare nell’industria audiovisiva a tutti quegli autori che non partono da condizioni privilegiate, economiche ma non solo, e che potrebbero vedere spegnersi la loro voce solo per la mancanza di regole.

Il tuo più recente film, l’horror “They talk”, è approdato nel mercato americano. Come sta andando? Come professionista hai avuto riscontri?

Devo dire che la soddisfazione di essere distribuito negli Stati Uniti è notevole, una cosa da raccontare ai nipotini un attimo prima di sbranarli… ah, no, scusa, non era un’intervista sul mio prossimo horror 🙂

Nuovi progetti sui quali stai lavorando? …ce ne puoi parlare?

Sto lavorando su un soggetto per una serie di cui per ora non posso dire molto, su una miniserie di cui non posso svelare il protagonista, su un film di cui ho appena parlato con un regista di cui non posso fare il nome…

Francesca Romana Massaro

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