Il bollettino dello scrittoreVenezia

Bollettino n. 5

Andrea Vernier,  sceneggiatore e socio della Writers Guild Italia, osserva e vive, dal nostro particolare punto di vista di scrittori, gli eventi della 82. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025)

La Mostra pulsa, al suo massimo. Attira a sè, mentre nel frattempo produce senso, narrazioni, percorsi.

E’ un alveare: il cuore pulsante pullula di rumori e di presenze in movimento. Ciò che lo alimenta sta altrove, sparso nel territorio circostante.

Defilati, laboriosi, fiduciosi, continuano a lavorare nei convegni, in angoli ombrosi o spazi trovati – ovunque; tutto il territorio attorno al Palazzo del Cinema è un fiorire di lavorio di chi a questo alveare fornisce sostanza e senso. Gli autori.

Parola difficile. Parola necessaria.

“L’arte non può essere merce di scambio”.

Parte secco con quel tono basso da temporale in arrivo.

“E poi si, dobbiamo difenderci e dobbiamo costruire le regole. Ma ricordiamoci sempre che il cinema si difende facendo buoni film”.

Eccola qui la fotografia del territorio dentro cui muoversi.

Le regole (di un’industria- ma un’industria del tutto eccezionale come quella della cultura. Letteralmente: l’eccezione culturale).

E i doveri degli autori (che non possono in qualche modo nascondersi dietro le regole, ma devono innanzitutto pensare ad essere bravi autori – dice il non detto del regista).

Le parole di Mimmo Calopresti sono risuonate all’interno del “Dialogo degli autori”, convegno svoltosi all’Excelsior all’interno delle Giornate degli Autori. Il regista parlava a nome dell’Anac, ma erano presenti tutte le sigle (WGI, ANAC, 100 autori, AIDAC, SRF, ARP, ACMF, d’intesa con FERA) che in questi anni stanno costruendo il percorso per difendere il cinema europeo – e alla fin fine, per far si che possa esistere.

Si sono snoccialati dati e condiviso ragionamenti sul come agire a Bruxells, dove la parola Europa si incarna in regole e denaro.

Sul palco si alternano italiani, francesi e spagnoli – a nome di molte sigle e di molti punti di vista.

Questo appuntamento non è estemporaneo; è la tappa veneziana di un continuo e costante “trovarsi e coordinarsi” da parte di tutte queste sigle – nato a Cannes ormai anni fa, con l’intento di difendere l’identità (economica e di contenuti) del tutto eccezionale del Cinema. Questo filo rosso, che continua da anni, ha per tappe del suo cucire gli appuntamenti dei grandi festival. In questo esserci – o meglio in questo ribadire di esserci – vedo l’Europa. C’è, è già qui; basta volerla vedere.

Certo, per esistere serve avere la certezza di avere uno spazio di manovra. Servono regole – e con queste le certezze dei flussi economici. Servono regole per “difendersi” da un mondo (il nostro) sempre più pesantemente condizionato dalle pressioni di lobby che tutto inglobano, ingoiano, uniformano.

Il 32% di quel che si fruisce in Europa è prodotto in Europa; quasi un 40%di biglietti venduti in meno in tutto il mondo… – sono solo alcuni dei numeri che dichiarano una situazione da allarme rosso. Da serrate i ranghi, da battaglia per la sopravvivenza.

Ma a guardare bene la risposta c’è già. È quella schiera di sigle, quello stare insieme. E – verrebbe da dire, soprattutto – questo fondamentale ed imprescindibile scadenza nell’esserci, ad ogni festival, appuntamento dopo appuntamento. Come se la persistenza fosse la concreta dimostrazione di esistenza. Contro ogni difficoltà, contro ogni numero, il cinema c’è e sempre ci sarà – la fiducia nel futuro (pur nella preoccupazione) è forte. Ma adesso? Che istantanea stiamo vivendo? Ecco. Com’è il nostro adesso – questo è il difficile.

Nebulose, ecosistemi – sono due delle parole usate nei vari interventi per cercare di dare corpo a questo sentimento di spavento e di sensazione di perdita. Questo è il bollettino dell’oggi. In Italia, in Francia, ovunque.

I dati sono dati. E il percepito è quello – e se convergono le sensazioni di tutti… qualcosa deve voler dire.

Ed eppure io ho come la sensazione che si stia mancando un’occasione. Perché ho la sensazione (il mio percepito) che i partecipanti alla discussione forse non si rendano conto di quello che già ora, sono. In questa sala è presente e viva la grande forza del continente europeo: essere tante voci diverse, essere determinati, essere organizzati. Essere capaci di analisi e di azione. Insomma: esserci.

È come se la navigazione ti faccia dimenticare dell’esistenza stessa della tua barca, impegnato come sei a controllare il meteo, la corrente, la forza e la frequenza dell’onda… tutto quello che è esterno e può travolgerci con la sua forza. Ed è vero: il sistema economico americano – ma non solo; le lobby; etc etc. sono tante le minacce all’esistenza di questa barca.

Pur tuttavia la nave esiste. E a volte sembra abitata dall’incrollabile fiducia dei pionieri che lasciavano la vecchia Europa dentro fragili gusci di legno, affrontando i mostri dell’Atlantico fiduciosi di costruire un nuovo mondo.

Ecco, noi siamo in rotta verso il nostro nuovo mondo. E si chiama Europa.

Le regole del gioco determinano la nostra libertà. Decidere di esserci determina la nostra esistenza.

“È un’arte il cinema? Che importanza ha? è la mia risposta.

Che si faccia del cinema o del giardinaggio, è la stessa cosa.

Tutte e due sono arti come lo è una poesia di Verlaine o un quadro di Delacroix.

Se i film o il giardinaggio sono ben fatti vuol dire che si sta praticando l’arte del giardinaggio o l’arte del cinema: e chi lo fa è un artista. […]

L’arte non è un mestiere, è la maniera in cui si esercita un mestiere”.

Jean Renoir (La mia vita, i miei film – 1996)

Testo e foto di Andrea Vernier
Inviato WGI a Venezia

Il bollettino dello scrittore – I report dell’inviato di Writers Guild Italia (WGI) dalla 82. Mostra internazionale d’Arte Cinematografica (27 agosto – 6 settembre 2025).