Il bollettino dello scrittoreVenezia

Bollettino n. 2

Andrea Vernier,  sceneggiatore e socio della Writers Guild Italia, osserva e vive, dal nostro particolare punto di vista di scrittori, gli eventi della 82. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025)

Sorride

A petto nudo lancia la lenza in là – non troppo lontano, per via dei battelli in transito. “Orate!” mi dice anticipando la domanda nei miei occhi. Poi allarga le mani incerto, come a finire la frase con un “forse”. 50 anni, forse; la vita per alcuni non è una festa di gala. Poco avanti a lui, su un altro moletto sbilenco, un fisicato si prodiga in movimenti da mal di stomaco, madido di sudore, sbuffando come un mantice. Senza maglietta pure lui.

E’ ancora estate, questa mattina.

Sorrido. A loro, al vento pulito che qua arriva dritto dal mare, senza compromessi. Sono le 07,15. Ognuno comincia le giornate cercando qualcosa. Anche io, oltre ai caffè, cerco qualcosa. Ma ancora non so cosa troverò. Forse in realtà nemmeno cosa sto cercando.

È il bello del viaggio.

All’alba dalle finestre sul canale entrava un’aria satura di salsedine. Ora che ci sono arrivato davanti, il mare si muove come un libro con le pagine sparigliate dal vento.

Qualcosa succederà oggi.

Poi arrivo là. Alla cittadella del Cinema, con quest’aria ordinata da architettura razionalista. Bianca. Ripulita di fresco. Come fosse un foglio bianco.

E si comincia.

Sono passate due proiezioni e due caffè.

Nel frattempo l’aria si è fatta spessa. Sporca.

Leggo dichiarazioni ovunque. Vedo occhi spiritati, posseduti dalla certezza. Dio è con qualcuno, presumo.

Il cielo si è oscurato – ma allo stesso tempo i vestiti si appicciano come colla.

Sono i presagi della tempesta.

Maledetti segni. Sono ovunque, sempre.

Ieri notte la Piazza era attraversata da figure stanche in vestiti lunghi da festa. Certo, ci sono sempre le feste – e Venezia val sempre un vestito lungo fuori scala. Sempre. Ma quelle ombre nella notte di ieri erano diverse. In effetti sono tutte diverse dal solito le persone che popolano la città in questi giorni. Le riconosci, come formiche che si agitano frenetiche accanto al grande frutto succoso, macilento, spiaccicato al suolo.

“La Basilica si materializzò davanti ai nostri occhi; un pò alla volta. Come un fantasma” mi raccontò una volta Jean Henri Roger, parlandomi delle notti della Mostra passate seduti sulle panchine del Quadri, ad aspettare l’alba. Lui e Godard, allucinati, insieme nelle nebbie oscure della bellezza.

Era il 1967.

Oggi, 2025, è ancora così.

Ripenso spesso agli occhi di Jean Henry, che nel frattempo ci ha lasciati. Un marsigliese, francese con sangue algerino ed ebreo. Jean Henry era sempre, perennemente, fuori posto. Il suo sguardo era sempre, perennemente, appassionato. E febbrile.

Ecco; guardavo quelle figure attraversare la notte della Piazza, e pensavo a Jean Henry. Al suo sguardo febbrile.

Sembra l’unico possibile.

E’ la Mostra, lo so, a farmi ragionare così. È che ha già compiuto il suo mistero esoterico: i fantasmi sono qui.

Dev’essere una questione di riti – o di sortilegi, vai a capire. Servono gli ingredienti giusti, servono i sacerdoti – a volte anche la vittima sacrificale (e qualcuno, qui, vuole la sua libbra di carne).

Come che sia, in questi giorni, in questo luogo, il Cinema è.

Sembra una formula irripetibile. Avviene solo qui, e solo in queste condizioni, con questo scirocco appiccicoso, con queste nuvole gravide di burrasca in arrivo, tra questi marmi eleganti e vecchi, sudati e abusati. Solo qui si addensano in grumi di sabbia e sale questi ectoplasmi.

Ma si certo; dammi una quinta pazzesca e ti farò uno show indimenticabile. Lo sa molto bene Coppola, che premia Herzog.

Ma non so, ecco. Non sembra solo questo. E’ vero comunque che in queste giornate Venezia e il Cinema sembrano due indefinibili ammassi di materia che si sostanziano a vicenda – dandosi gravità. Dunque forma.

E’ una perfezione osmotica: lo sfondo è il tutto e tutto è lo sfondo.

Una sontuosa messa in scena.

Il rombo ossessivo dell’elicottero della Polizia sulle nostre teste; slogan gridati da qualcuno che agita bandiere; sigle sparate a volumi da urlo. E -ancora- ammassi nuvolosi incombenti che si avvicinano rombando; apparizioni mariane di vestiti da cerimonia alle 11 del mattino. Flash e dichiarazioni in sala stampa.

Ci vuole un’ottica esagerata per tenere tutto insieme.

Si; tutto, qui, è messa in scena.

Per questo è tutto così reale.

“Je viens vraiment de l’idée que le cinéma c’est la captation, je suis un vieux Rosselinien dogmatique.

Le cinéma, pour moi, c’est la captation”

Jean-Henri Roger (1949- 2012)

Testo e foto di Andrea Vernier
Inviato WGI a Venezia

Il bollettino dello scrittore – I report dell’inviato di Writers Guild Italia (WGI) dalla 82. Mostra internazionale d’Arte Cinematografica (27 agosto – 6 settembre 2025).