Il bollettino dello scrittoreVenezia

Bollettino n. 6

Andrea Vernier,  sceneggiatore e socio della Writers Guild Italia, osserva e vive, dal nostro particolare punto di vista di scrittori, gli eventi della 82. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025)

Si addensano nuvole, proiezioni, incontri.

Per l’intera giornata del primo settembre è rimbalzato l’argomento A.I.

Tre anni fa WGI portava la AI nel dibattito della Mostra come un annuncio di futuribile; poi è diventata una visione vagamente distopica; ora è la realtà. L’altro giorno ogni incontro, in ogni diverso ambiente della Mostra, ha affrontato e sviscerato il tema.

WGI per il terzo anno ha costruito un momento di ragionamento condiviso sulla AI. Eravamo partiti dal “cos’è”, siamo poi passati per un “dov’è capace di arrivare oggi” ed infine, constata l’ormai diffusione globale, oggi abbiamo fatto il punto sul “come e quanto la usiamo”. Il panel dedicato all’argomento è ruotato attorno alla presentazione dei risultati del sondaggio SWG (commissionato, tra gli altri, anche da WGI) che ha indagato lo stato di fatto al riguardo.

Fatti e percezione dei fatti – sembra essere sempre quello il punto.

La percezione diffusa parlava di paura e rifiuto, da parte di chi usa parole ragionate e si interfaccia con colleghi dotati di traumi. Questa macchina ci distruggerà, questa macchina serve solo a schiacciarci e a togliere il fattore umano – si, certo, per un maggior controllo da parte del controllore, ma in realtà per una mera questione economica. ma, sotto qualunque proclama, c’era una questione: IL LAVORO. Perderlo o mantenerlo.

Ed invece. A dispetto dal sentito, la famosa realtà fattuale dice altro. Percepito VS dati reali.

I dati dicono che la AI viene usata, che l’approccio è sostanzialmente ottimista – pur avendo dubbi e paure (la principale: si perderà lavoro).

Dal dibattito in sala emerge la necessità di una educazione – così come si è sempre sentita la necessità di un’educazione all’immagine, altrettanto si sente la necessità di avere un’educazione alla AI. Al momento sembra essere la curiosità il motore della conoscenza.

Insomma; a sorpresa, notizie non negative. La forza dei dati è questa: impongono riflessioni a tutti noi – e forse anche a riconsiderare alcuni punti di vista.

Nel frattempo, fuori dalla sala, l’alta pressione è stata bucata da una sacca di bassa pressione. Il cielo è un turbine di nuvole afastellate. Si alternano meravigliosi cieli settembrini e insidiose ombre cariche di vento e pioggia. Le stagioni sbriciolano davanti ai nostri occhi.

Procediamo attraverso giornate che hanno la consistenza di una pasta sfoglia, come nascondessero un gusto meraviglioso – a cui tutti vogliono arrivare. Mancandolo inevitabilmente.

La maledizione di questo mondo è la sua natura. Simulacro e proiezione – mai del tutto reale, mai del tutto falso.

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Il vento non ci ha mai lasciati. La giornata del 2 settembre si apre contenendo già la possibilità del molteplice. Il cielo e la laguna ci indicano che sarà pioggia e sole e vento. Sarà lunga.

Le varie stanze, i molti mondi calati sul Lido a macchia di leopardo, ribollono da subito di incontri, riunioni, riflessioni.

Mai come in questi giorni, ed in questa occasione, avverti che il cinema è una macchina composta da una galassia di sigle – ed ogni sigla sono esigenze reali, mondi concreti, vite di persone.

Vite concrete come le esperienze sul campo che ci raccontano i produttori indipendenti invitati da WGI sul palco del secondo panel organizzato qui alle Giornate degli Autori.

Il perché dedicare un panel alla loro situazione è apparso evidente durante l’anno appena trascorso. Tra stretta ai finanziamenti e distribuzioni impossibili, arrivare a poter costruire un film, per questi produttori, sembra ormai un gioco dell’oca (titolo del panel) in cui si rischia continuamente di restare fermi un giro – o forse più.

Dai loro racconti emerge una generale, quasi assurda fatica (contrastata dalla passione per quel che fanno), unita ad una serie di criticità concrete – tra quali risaltano lo scollamento tra i diversi momenti della composizione del progetto (come se la burocrazia non fosse un fatto organizzativo, ma uno smembramento logico il cui scopo è ostacolare la possibile vita di un nascituro) e la clamorosa (e inaccettabile) inconsistenza della leva finanziaria – frutto, ahimè, di una inconsistente generale capacità finanziaria/imprenditoriale italiana. Questa mancata leva risulta praticamente mortale per un sistema tanto fragile quanto quello delle piccole produzioni indipendenti.

Uno dei punti chiari, fattivi, che sembra comune nelle esperienze dei partecipanti, è la necessità di partire con un punto di vista narrativo ben organizzato – cosa che sembra dare ai produttori una marcia in più, forse decisiva, per affrontare ogni genere di ostacolo e di possibile ingerenza verso il progetto.

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L’incontro finisce e abbandoniamo la sala, tappezzata di poster che raccontano la storia del cinema. Divani in pelle a fare salotto, uno scricchiolante ed ampio palco in legno, come nei cinema parrocchiali di una volta (e la sala Laguna lo è). Il cortile fuori, pieno di persone di ogni età e di ogni provenienza.

La giornata della Mostra macina appuntamenti.

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Intanto la laguna, poco convinta dal frenetico lavorio degli uomini, rimodella la sua faccia argentata. Non si capisce bene cosa pensi – indecifrabile, anche lei, come una dea appena intravista.

Resto a guardare il procedere di nuvole e cieli colorati – in crescente evoluzione. Il vento monta. Catturato dalla bellezza dell’immagine avevo dimenticato ciò che genera il vento: la frattura tra sistemi in equilibrio. Quello sconfinato cielo ha bisogno di distribuire energie. Di disperdere l’ira.

Dentro di me si rincorrono le parole condivise in molti incontri privati, lontani dal rito dei riflettori. Le persone parlano con tono preoccupato, pesano i termini. La paura fodera ogni ragionamento.

Lo spettro è il futuro. La guerra – nelle sue varie declinazioni – prende la forma della villa dei fantasmi, in cui abitiamo tutti.

Il conformismo si nutre di questa paura. All’inizio può sembrare una sana pioggia capace di spegnere la sete – ma presto si rivela un acquazzone di cui non vedi la fine.

Il vento ora spinge. La tempesta avanza coprendo quel senso del limite chiamato orizzonte. Il vento può distruggere – ma anche aiutare a far chiarezza. Spazza via ciò che non serve.

Rimangono alcune cose.

Questo bisogno fisico di trovare le parole. Questo bisogno fisico di guardare sogni ad occhi aperti dentro nere caverne di velluto. Questo bisogno emotivo di incrociare corpi, con i loro sorrisi, le loro esagerate maledizioni o gli esagerati entusiasmi per il viaggio di celluloide da cui sono appena usciti. Quel fare teatro assieme, appena fuori dalle sale, come una tribù che nel rito e nei modi ribadisce una propria lingua. Quella stanchezza indicibile che ti prende di colpo, ad un certo punto, come se il corpo non avesse più difese all’anima, esposta da troppo tempo a tutto.

Questo vivere la Mostra come se la Mostra del Cinema fosse tutto e il contrario di tutto, un film dei film, la chimera dei simulacri – ma tutto contenente, tutto facente.

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Tornare a Venezia per qualche ora di sonno fa bene. È lo stacco necessario dal troppo.

Questo piccolo viaggio attraverso la laguna è ogni volta un viaggio simbolico, nel nero pece di notti mai vuote, abitate da venti forti, persistenti, capaci di disegnare il reale – pur nascosto agli occhi.

Penso che sto facendo Cuore di tenebra al contrario.

Realizzo che non ho mai trovato il colonnello Kurtz, per ucciderlo. Finora.

Vedremo.

Domani è un altro giorno.

Testo e foto di Andrea Vernier
Inviato WGI a Venezia

Il bollettino dello scrittore – I report dell’inviato di Writers Guild Italia (WGI) dalla 82. Mostra internazionale d’Arte Cinematografica (27 agosto – 6 settembre 2025).