Campagne WGIScrittori a festival

Co-produrre fa bene al cuore e…

alle tasche

La tavola rotonda del 19 dicembre

Il 19 dicembre 2014, come abbiamo ampiamente riferito, la rivista “Fabrique du cinema”, in occasione dell’uscita del suo ottavo numero, ha organizzato una grande festa/convegno negli “Studios” di Roma in Via Tuscolana. Nella prima parte della serata si è tenuta la tavola rotonda “Le co-produzioni internazionali. Agevolazioni, accordi e possibilità del mercato” con la presenza di numerosi produttori, registi e vari rappresentati del cinema italiano e delle istituzioni, alla quale hanno partecipato  – per le associazioni degli autori – il nostro socio Adriano Chiarelli, come voce della WGI e Maurizio Sciarra per i 100autori.

L’occhio della Writers Guild Italia è incentrato sulla scrittura e nostro scopo è inserire gli scrittori italiani in circuiti internazionali, come dimostra l’apertura ottenuta con il sito della Black List, l’attività dei nostri soci in questo campo e l’attenzione che il sito sta dedicando all’argomento delle co-produzioni,.

Quindi, nel ringraziare Adriano per aver portato queste posizioni all’interno della tavola rotonda del 19 dicembre organizzata da Fabrique du cinéma, cogliamo l’occasione per estrarre dalla serata dedicata alle co-produzioni internazionali, una serie di indicazioni utili ai nostri soci per espandere la loro esperienza.

Iole Maria Giannattasio, rappresentante italiana per Eurimages , fondo europeo per le co-produzioni internazionali, ha aperto gli interventi, e subito sottolineato che il board di Eurimages, deputato a selezionare i lungometraggi da finanziare, considera, nella scelta, la qualità della sceneggiatura come elemento fondamentale. Il 90% dei giudizi attualmente si fondano soprattutto sul contributo autoriale al prodotto e questo denota una crescente attenzione alla figura dello sceneggiatore. Inoltre se prima si aveva maggior riguardo per scrittori già affermati ora si esamina il prodotto senza pregiudizi e un curriculum non eccessivamente nutrito , se il lavoro suscita interesse, non è un limite. Ulteriore elemento di cui il board tiene conto è il tema trattato, non deve essere necessariamente nuovo ma sicuramente elaborato in maniera originale. A questo si unisce la necessità di un crescente impegno a rappresentare dinamiche universali. L’interesse dei Paesi europei è ora quello di far circolare il più possibile storie che esplorino elementi culturali “transnazionali” e non di nicchia. Questo è il futuro del cinema e soprattutto del cinema indipendente. Jole Giannattasio illustra anche alcune note pratiche su come accedere ai finanziamenti Eurimages. Il board si riunisce 4 volte l’anno per la selezione di progetti. Le sceneggiature devono essere in fase finale, già finanziate al 50% e con una co-produzione definitivamente in piedi. Per i dettagli del regolamento si può consultare il sito.

Anche Chiara Fortuna, rappresentate del MIBACT, conferma la presenza di un grande fermento sulle co-produzioni internazionali. L’approvazione definitiva da parte del Senato del decreto proposto dal Ministro dei Beni e delle Attività culturali, Dario Franceschini, introduce novità significative per il settore cinema. Nel decreto legge si legge: “Al fine di attrarre investimenti esteri in Italia nel settore della produzione cinematografica, il limite massimo del credito d’imposta per le imprese di produzione esecutiva e le industrie tecniche che realizzano in Italia, utilizzando mano d’opera italiana, film o parti di film stranieri è innalzato da 5 a 10 milioni di euro. Lo stanziamento per le agevolazioni fiscali al e cinema e agli audiovisivi è aumentato di 5 milioni di euro e passa da 110 a 115 milioni.” Agevolati   da quest’incremento di fondi i responsabili del Ministrero dei Beni culturali stanno lavorando per aprire nuovi fronti di finanziamento. Inoltre l’aumento del Tax credit all’audiovisivo è sicuramente un buon avvio per favorire i produttori indipendenti. Chiara Fortuna annuncia un altro dei prossimi traguardi: i fondi bilaterali per co-produzioni Italia-Francia e Italia-Germania, i bandi usciranno il prossimo febbraio. Il contributo è di circa cinquantamila euro per lo sviluppo di una sceneggiatura. Il riferimento per ulteriori informazioni è il sito del Ministero beni Culturali – sezione contributi e riconoscimenti.

Martha Capello, presidente di AGPCI (Associazione giovani produttori cinematografici italiani) e produttrice del film italo/svizzero/sloveno Lucy in the Sky sostiene che i produttori stanno stabilendo nuove regole per le co-produzioni. Oramai progetti inseriti in una cultura internazionale sono necessari per avere fondi, allo stato attuale fondamentali per produrre e portare il nostro cinema all’estero. Andando in questa direzione l’AGPCI ha firmato un protocollo d’intesa con la ABC e la WGA per una collaborazione che permetterà ai produttori indipendenti dei due Paesi di unire le forze e di rafforzare i progetti in co-produzione nonché instaurare una rete stabile di contatti, informazioni e supporto organizzativo reciproco.

Giorgio Bruno, amministratore delegato di Explorer e produttore del film The Alcolist, girato negli Usa con co-produzione americana, racconta la sua esperienza di realizzazione del lungometraggio, estremamente interessante e costruttiva. Giorgio Bruno è un produttore che i suoi film li segue passo passo sul set come quando, in Bulgaria, hanno girato “Le voyage”. “In trasferta”, dice, i rapporti sono diversi, c’è un’aria cameratesca e di collaborazione. C’è anche la possibilità di conoscere gente del luogo, altre culture, cosa estremamente stimolante. A volte è un film nel film . Secondo Bruno le co-produzioni non sono utili solo per un sostegno finanziario al film ma permettono anche un arricchimento professionale e umano.

La Cina ha tanti soldi e poche idee, esordisce il produttore Sandro Silvestri. O forse qualche idea gli sceneggiatori cinesi ce l’avrebbero anche, il problema nasce quando devono scontrarsi con le regole impartite dal governo: I film devono trasmettere positività, devono far sognare, placare gli animi. Il bene deve sempre vincere sul male quindi ogni personaggio malvagio, ambiguo o inquietante va eliminato. Se la trama introduce delle problematiche queste vanno subito risolte. Altra regola: far ridere gli spettatori, la comicità è il genere più gettonato. Imponendo queste condizioni il mercato cinese praticamente si autoalimenta. Su 350 milioni di potenziali spettatori la Cina importa solo 34 film l’anno proprio per una difficoltà di sintonia sui contenuti. L’unico prodotto che sono interessati ad importare, al momento, sono i remake di vecchi film italiani per mostrare come l’Italia ce l’abbia fatta. Nell’ultimo anno, però, c’è stata una controtendenza, sono stati stipulati degli accordi per co-produzioni, visto che per loro è difficile importare film a tematiche occidentali l’unica strada è realizzare lungometraggi che possano interessare allo stesso tempo il pubblico di entrambi i Paesi. L’ultimo festival di Pechino ha visto sceneggiatori italiani uniti ai nostri colleghi asiatici in un unico abbraccio produttivo, sono stati promossi incontri, scambi e sono stati avviati progetti. Proprio a dicembre è stato firmato un ulteriore accordo per creare un fondo rivolto a produzioni italo-cinesi promosso dal MIBACT e da Lazio Film Commission. La Cina non è ancora vicina ma se non altro è meno lontana.

Silvia Longo

Silvia Longo

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