Scrittori a festivalWriters

Cloro

La WGI è nata con l’intento di valorizzare la professione degli sceneggiatori. La sezione SCRITTO DA, sotto l’egida di WRITTEN BY, la prestigiosa rivista della WGAw, tenta di supplire alla grande disattenzione con cui gli scrittori di cinema, tv, e web vengono penalizzati  dagli organi di informazione.
Scritto da Elisa Amoruso e Lamberto Sanfelice, Cloro – unico film italiano in concorso – è stato presentato al 15° Sundance Film Festival il 27 gennaio 2015, nella sezione World Cinema Dramatic Competition.

Elisa, puoi farci un pitch del film in poche righe?

Jenny ha 17 anni ed è un’atleta di nuoto sincronizzato, vive a Ostia con la sua famiglia. In seguito a un tragico evento, è costretta a trasferirsi in Abruzzo con suo padre e suo fratello più piccolo in una landa desolata in cui non c’è altro che neve. Prendersi cura di loro la costringe a crescere prima di diventare adulta facendo i conti con la sua identità e i suoi sogni.

Creativamente e produttivamente, com’è nato il film?

Lamberto mi ha portato una sua stesura, che ho letto e di cui alla fine abbiamo salvato una sola scena, molto forte. Da quella siamo partiti per la riscrittura del film. Produttivamente siamo stati seguiti fin dall’inizio con le stesse società, la ANG FILM di Damiano Ticconi e dello stesso Lamberto e la ASMARA FILM di Ginevra Elkann.

Hai scritto questo film a quattro mani con il regista Lamberto Sanfelice. Ci racconti come si è svolta la vostra collaborazione? Avete collaborato dalla prima idea o vi siete incontrati successivamente?

Da quella prima stesura abbiamo lavorato sempre insieme quasi quotidianamente, per mesi.

Quale è stato il limite?

Devo dire che abbiamo lavorato molto in sintonia, in questo caso non ci sono stati limiti, il confronto continuo è stato molto stimolante. Sapevamo di avere un piccolo budget e abbiamo concepito dall’inizio un film senza un grande budget, con poche locations e con una ragazza e un bambino protagonisti.

A quali generi/modelli vi siete ispirati?

Abbiamo preso come film di riferimento due dei miei film preferiti in termini di drammaturgia, Fish Tank e Sister e in generale ci siamo ispirati al cinema d’autore europeo degli ultimi anni, dai fratelli Dardenne a Jacques Audiard…

Quanto è cambiato il copione sul set, rispetto allo script? Per quali ragioni? Tu eri presente?

Non ho potuto essere presente sul set e quindi non ci sono stata, anche se mi sarebbe piaciuto. In generale è cambiato solo il fatto che c’era poca neve. Come al solito, quando aspetti la neve non arriva mai. I rapporti tra i personaggi principali sono rimasti gli stessi, le scene di alcuni secondari sono state tagliate per problemi di budget.

La produzione come vi ha supportato nello sviluppo del film? Vi ha affiancato degli editor? Ha sviluppato il copione a partire dal soggetto o è subentrata in un secondo momento a copione già scritto?

Non abbiamo avuto bisogno di editor per la scrittura e siamo partiti subito con una prima stesura della sceneggiatura.

Come ti sei trovata con Asmara? Hanno prodotto un altro piccolo film indipendente Short Skin per Biennale College e ora il vostro portandolo al Sundance. Ci racconti la loro strategia sul vostro film? Quali erano gli obiettivi?

Personalmente mi sono trovata molto bene, con tutta la squadra. Abbiamo lavorato con la sensazione di avere qualcuno che credeva nella storia che stavamo scrivendo e non voleva che scrivessimo una commedia da incassi. Era chiaro che l’obiettivo era quello di andare a un festival importante, certo il Sundance è stato una bella sorpresa, inaspettata e quasi incredibile. Ma il fatto che esista un gruppo di persone in grado di produrre cinema di qualità, fuori dai soliti schemi commerciali, è stato ed è tuttora molto stimolante.

Cosa ti aspetti dal Sundance? Può un festival così ambito e così di nicchia al tempo stesso cambiare il corso di un film italiano come il vostro?

Questa è una domanda difficile, non so davvero cosa ci aspetta, la speranza più grande è che ci mettano in condizione di andare avanti con le nostre idee di cinema.

So che hai avuto varie esperienze nei FILM LAB in giro per l’Europa. Che idea ti sei fatta? Puoi descriverci come si svolgono?

Ognuno ha una sua struttura e sono molto diversi, all’Ekran a Varsavia si girano alcune scene del film, mentre all’MFI si analizzano e si riscrivono le sceneggiature attraverso un lavoro di gruppo. Penso che siano percorsi molto utili, sia per uno sceneggiatore che per un regista.

E ci racconti nel particolare come si è sviluppato il vostro copione durante l’MFI Script Film Workshop 2013 (programma MEDIA) a cui avete partecipato?

Il copione era molto avanzato, ma il confronto con Nikos, il nostro tutor, è stato fondamentale per rafforzare alcune certezze e aggiungere sfumature ai personaggi.

Hai mai scritto per la televisione? Se sì, puoi raccontarci la tua esperienza? E che differenze hai trovato nello scrivere per la tv e per il cinema?

Salvo qualche esperienza fugace di collaborazione anni fa, non ho mai scritto per la televisione e quindi non posso fare confronti. Vedo tanta televisione estera e mi piacerebbe arrivare a quei livelli di profondità di scrittura, con Gomorra abbiamo iniziato, mi sembra, anche in Italia.

La WGI fa queste interviste per coprire un vuoto d’informazione. Di solito, ai festival si parla solo di registi e attori. Che ne pensi di questa abitudine?

È un’ottima abitudine. Solo il tempo è tiranno in alcune circostanze.

Diritto d’autore: ti senti tutelata? Cosa cambieresti?

Credo che le battaglie portate avanti in questi anni comincino a dare qualche risultato, speriamo di continuare a crescere come un gruppo, meno come singoli.

L’intervista è a cura di Ezio Abbate

Scrittori a Park City –  Writers Guild Italia (WGI) incontra gli sceneggiatori italiani presenti con le loro opere al 15° Sundance Film Festival (22 gennaio-1 febbraio 2015)

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