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Ieri si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di Gomorra, la serie tv ispirata al romanzo di Roberto Saviano. Si tratta di una produzione internazionale firmata da Sky, in collaborazione con Cattleya e Fandango, e con La7. La distribuzione internazionale è affidata a Beta Film che collabora anche alla produzione della serie. La serie, diretta da Stefano Sollima (lo stesso regista di Romanzo Criminale), Francesca Comencini e Claudio Cupellini e tratta dal libro di Roberto Saviano, debutterà su Sky Atlantic (in simulcast su Sky Cinema 1) martedì 6 maggio alle 21:10. Dodici gli episodi. Il cast è formato da attori legati al territorio, con esordienti e professionisti: Marco D’Amore, Fortunato Cerlino, Maria Pia Calzone, Salvatore Esposito, Marco Palvetti, Domenico Balsamo.

Presenti in conferenza stampa: Andrea Scrosari, vicepresidente per l’area cinema e spettacolo di Sky, Nils Hartmann, Direttore Produzioni Originali di Sky , il regista Stefano Sollima e Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya.

Invitati alla conferenza stampa ma lontani dal palco: gli sceneggiatori della serie.

Invisibili. Citati raramente e sempre in maniera vaga, ma mai protagonisti. Come corpi estranei.

“È una serie estremamente moderna perché mette a fuoco in archi narrativi grandi tante altre cose. Il fuoco sta sulla realtà. All’interno di questo percorso abbiamo lavorato con attori che ci hanno aiutato molto a portare sullo schermo una realtà imprescindibile”, ha detto Cupellini, uno dei registi della serie.

“Gomorra ha un respiro internazionale. È dovuto al fatto che in Italia stiamo sviluppando l’entrata nel mercato della nuova serialità, cioè stiamo dimostrando di padroneggiare il linguaggio di genere della nuova serialità. E di contaminarlo con la nostra tradizione, con il nostro cinema del dopoguerra. Ha un radicamento nella realtà, nel vero. In Gomorra c’è un confronto spietato e senza diaframmi con il vero, che però è totalmente immesso nei meccanismi narrativi del genere. Questo fa potenzialmente della serialità italiana qualcosa che può affermarsi nel mondo. Non c’è didascalismo e sociologismo; ci attacchiamo ai personaggi ma li vediamo così come sono”, ha detto Tozzi.

Ma chi c’è dietro tutto questo se non gli scrittori?

Perché gli sceneggiatori italiani alle conferenze stampa devono sentirsi sempre come “imbucati” ad una festa?

C’è l’ambizione al “respiro internazionale”, ma altrove, nel mondo, non funziona così. E gli scrittori alle conferenze stampa ci sono sempre e, udite udite, hanno anche il diritto di parola! Se non ci credete, guardate qui.

E va bene, anzi, va male, ma confidando che andrà meglio la prossima volta, citiamo noi gli sceneggiatori di Gomorra, che sono:

Stefano Bises (head writer); Giovanni Bianconi, Leonardo Fasoli e Ludovica Rampoldi (autori del soggetto di serie e dei soggetti degli episodi), ai quali si sono aggiunti (in fase di sceneggiatura) Filippo Gravino e Maddalena Ravagli.

Non si tratta di elemosinare un briciolo di attenzione, è una questione di dignità della professione. Una cosa che in pochi considerano, ma che non è per niente scontata. E invece dovrebbe.