WGI si raccontaWriters

I Bastardi di Pizzofalcone

Francesca Panzarella ha scritto insieme a Silvia Napolitano e Maurizio de Giovanni la nuova serie poliziesca di Rai-Uno I Bastardi di Pizzofalcone, ambientata a Napoli e tratta dai romanzi dello stesso de Giovanni.

Prima domanda di rito: mi fai un pitch di presentazione de I Bastardi di Pizzofalcone?

I bastardi sono un manipolo di poliziotti antieroi, gli scarti di altri commissariati di Napoli. Questi uomini vengono trasferiti al commissariato di Pizzofalcone, che è stato svuotato perché i poliziotti che c’erano prima erano corrotti. Questi nuovi poliziotti sono personaggi molto particolari, hanno tutti delle macchie e soprattutto delle anime ferite. Non si piacciono, fra di loro non intendono fare squadra; peraltro il commissariato a breve verrà dismesso e loro si devono occupare solo di chiudere le pratiche amministrative,

cioè quanto di più triste ci sia. Ma ce n’è uno fra di loro, l’ispettore Lojacono, che non ci sta a stare in panchina: anche se il commissario capo gli ha ordinato di non occuparsi di omicidi, lui trasgredisce e si infila in un indagine su un omicidio. E visto che l’ispettore è molto capace, riesce a sbrogliare la matassa e anche gli altri poliziotti si inseriranno nelle indagini. Il senso è che questa “non-squadra” in qualche modo riprende una certa passione per la professione e i poliziotti scoprono anche di essere bravi. In poche parole è una storia di riscatto.

La serie è tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni, come è nato il progetto e come si è sviluppato il lavoro di scrittura?

Innanzitutto vorrei dire che non sono tutte storie dei libri, delle sei puntate solo 3 sono tratte dai romanzi, le altre 3 sono soggetti che abbiamo scritto ex-novo, ovviamente tutti insieme con Maurizio e Silvia Napolitano. Il processo di scrittura è stato abbastanza complicato: è durato parecchio, circa due anni e mezzo. Abbiamo iniziato facendo incontri con de Giovanni a Napoli, andavamo tutti e tre al mitico caffè Gambrinus. Maurizio è una persona molto calda e simpatica, davvero piacevolissima. Per la scrittura, anche se i personaggi erano già definiti nei romanzi, abbiamo dovuto comunque arricchire le loro storie per creare delle linee per il futuro della serie. Poi abbiamo definito i soggetti di puntata con i casi gialli che non esistevano: ne abbiamo ipotizzati vari, poi abbiamo scelto e a volte abbiamo anche buttato via delle cose. Poi anche la fase di sceneggiatura è stata abbastanza complessa.

Gli episodi sono da 100 minuti, invece che i più consueti 50, come mai?

Credo che il formato da 100 minuti sia proprio giusto per questo racconto che è innanzitutto un racconto corale, non c’è solo Lojacono, ma anche il resto della squadra, poi i gialli sono abbastanza complicati. Comprimere le storie in 50 minuti sarebbe andato a discapito della qualità del racconto.

Per il fatto di essere una serie poliziesca tratta da dei romanzi, I Bastardi di Pizzofalcone è stata avvicinata a Rocco Schiavone, per WGI è un onore perché sia tu che Maurizio Careddu siete soci. Come vedi questo paragone?

Io ho amato molto Rocco Schiavone. La differenza sostanziale che vedo è che lì c’è un protagonista assoluto, gli altri personaggi del commissariato non sono altrettanto importanti. Mentre nei libri di de Giovanni, così come nella serie tv, si muove sia l’ispettore che gli altri bastardi. Quindi nella scrittura bisogna maneggiare più protagonisti e non è facile mantenere un equilibrio. Anche tenendo presente che comunque, soprattutto nella fiction, Lojacono sta un passo avanti agli altri e bisogna saper dosare gli elementi, altrimenti si perdono gli altri personaggi. I Bastardi e Rocco Schiavone mi sembrano parecchio diverse come fiction, a parte il genere comune.

Sono però entrambe serie tratte da libri, quali sono le difficoltà nell’adattare dei romanzi per una serie televisiva?

I libri di de Giovanni non sono facili da adattare. Soprattutto perché lui adopera molto il monologo interiore, il lettore si trova anche davanti ai pensieri dell’assassino, che è una cosa che chiaramente in televisione non puoi fare, perché si saprebbe subito il colpevole. Quindi bisogna cercare di mettere in scena queste storie per la televisione, ma senza deludere i lettori dei romanzi. Ma in questo ci siamo sentite fortificate dalla presenza in scrittura di Maurizio e dal suo apporto. Così anche i nostri contributi nella creazione dei soggetti gialli e nelle linee dei personaggi erano comunque coerenti. C’è stato un reciproco nutrimento, poi delle cose ce le siamo rimpallate. Poi alla fine anche Maurizio era contento.

Quello che mi ha colpito nella fiction è stato il modo di raccontare la detection, c’è un punto di vista molto umano, con un approfondimento sui personaggi di puntata particolare. È stata una precisa volontà di scrittura?

Si tenevamo a questo approfondimento. Anzi in sceneggiatura c’erano delle scene in più, per esempio sulla vittima della prima puntata, che poi non si sono potute girare; ma è normale che ci siano delle complicazioni produttive. Comunque si, è un aspetto che abbiamo curato in scrittura.

Che visione di Napoli avete voluto dare?

Beh, la Napoli di Maurizio nei romanzi ti incanta Quando si legge di Napoli nei libri di Maurizio, ti viene voglia di andare. Naturalmente non è la Napoli pizza e mandolini, è una Napoli fatta di chiaroscuri, con luce e ombra, ma è affascinantissima. E sinceramente, andando a Napoli da de Giovanni, tutto quello che ho visto mi è piaciuto moltissimo. Abbiamo fatto dei giri per diverse location, perché è normale andare a conoscere i luoghi che poi dovrai scrivere, ed è stato molto bello. Maurizio è stato straordinario a farci conoscere la Napoli di Pizzofalcone. È una Napoli fantastica con palazzi nobiliari bellissimi, ma decadenti, poi ci sono i quartieri spagnoli, c’è anche il degrado, ma è veramente emozionante. La Napoli che raccontiamo noi non è naturalmente la stessa di Gomorra. I crimini non sono legati alla camorra, ma sono crimini che potrebbero accadere in qualsiasi parte di Italia, sono crimini passionali: c’è la gelosia, c’è la vendetta, c’è la perversione, c’è la rabbia. I delitti accadono in diversi contesti sociali, raccontiamo sia ambienti alto-borghesi che miserabili. I gialli non sono quindi legati a Napoli, potrebbero accadere ovunque, anche all’estero, perché sono legati ai sentimenti umani che esplodono e, a volte, esplodono male.

E c’è una differenza per il fatto che i Bastardi va in onda su Rai-Uno, mentre Schiavone è andato su Rai-Due? C’è una diversa identità che Raifiction dà ai prodotti per le diverse reti?

Si penso che ci sia questa identità di Rai-Uno. Penso che Schiavone, in questo suo essere trasgressivo, sia più adatto a Rai-Due e io sono contenta che si sia visto finalmente un personaggio anche un po’ anticonvenzionale e scorretto. Anche la serie Non Uccidere, su Rai-Tre, a me è piaciuta molto. Trovo che sia un bene che ci sia una produzione diversificata sulle reti pubbliche.

Però, già dal nome, neanche i personaggi de I Bastardi di Pizzofalcone sembrano tanto “corretti”, è così?

Sono personaggi segnati da qualcosa che hanno fatto, hanno delle macchie. Non sono scorretti, sono feriti. Hanno un carattere per cui è come se si facessero male da soli, è qualcosa che va contro loro stessi e devono cercare di superare questo loro problema interno. Comunque la serie anche nella sua confezione è più da Rai-Uno.

Mi puoi parlare un po’ del tuo lavoro in rapporto alla produzione? Sei stata coinvolta prima e durante le riprese?

Si, sia io che Silvia abbiamo lavorato molto, ci sono state delle modifiche da fare prima delle riprese, poi alcune cose sono state cambiate direttamente sul set, ma è normale. Quello che ritengo importante nella produzione è coinvolgere gli sceneggiatori prima delle riprese in letture insieme al regista e agli attori. Non mi pare che si faccia molto, e invece sarebbe utile avere uno scambio tra sceneggiatori e attori per approfondire il personaggio che interpreteranno. Fare delle letture con gli attori e gli sceneggiatori fa risparmiare tempo e problemi, gli attori sono più rassicurati nel loro lavoro e, se delle battute sugli attori non funzionano, anche lo sceneggiatore le può adattare.

Ci sarà una seconda stagione de I Bastardi di Pizzofalcone?

Penso di sì, visti gli ascolti ci dovrebbe essere, di solito funziona cosi.

L’intervista è a cura di Fosca Gallesio

WGI si racconta – La Writers Guild Italia è nata con l’intento di valorizzare la professione degli sceneggiatori e tenta di supplire alla grande disattenzione con cui gli scrittori di cinema, tv, e web vengono penalizzati dagli organi di informazione. Questa rassegna offre uno spazio alle singole storie professionali dei nostri soci.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post