The Witcher

Stagione 01 

 

CIRI, LA PRINCIPESSA: IL VIAGGIO ALLA RICERCA DEL DESTINO

di Jacopo Lucernoni

 

Ultimo del trio di protagonisti della serie TV è Cirilla Fiona Elen Riannon, meglio nota con il diminutivo di Ciri, principessa di Cintra e Bambina Sorpresa di Geralt. Come nel caso di Yennefer, nei primi due romanzi è un personaggio secondario, osservato unicamente dalla prospettiva di Geralt, e acquisisce un proprio filone narrativo solamente dal terzo libro in poi. Nella serie televisiva, invece, viene elevata fin dall’inizio al rango di personaggio principale.

La prima differenza fondamentale che spicca con gli altri due protagonisti è l’età. Mentre Geralt e Yennefer sono persone adulte, con una certa esperienza del mondo, Ciri è invece una ragazza adolescente. Ciò offre allo spettatore un inedito punto di vista sull’aspro mondo di The Witcher. Attraverso Geralt e Yennefer si osserva il trattamento che il mondo riserva ai diversi e anche al genere femminile. Ciri offre la prospettiva degli effetti che esso può avere su un’adolescente, con la propria inesperienza, il momento delicato di crescita e la personalità in via di sviluppo. In questo modo si scopre che il presente mondo non ha pietà nemmeno per i più giovani.

Altra differenza fondamentale rispetto agli altri due protagonisti è la situazione iniziale di Ciri, il suo Mondo Ordinario. Mentre Geralt e Yennefer si trovano fin dall’inizio della loro storia in situazioni di emarginazione e di sofferenza, Ciri al contrario parte dall’invidiabile condizione di piena integrazione. Lei non ha mutazioni né caratteristiche fisiche deformi (anzi è di bell’aspetto), né appartiene ad alcuna categoria di esclusi. Fa parte invece della classe aristocratica che detiene il potere nel mondo simil-medioevale di The Witcher. In quanto principessa del regno di Cintra, Ciri vive nel lusso e nell’agiatezza: la sua vita è costituita da cerimonie, banchetti, danze e anche occasionali scappatelle con gli amici popolani. Ha anche un ottimo rapporto con la propria famiglia, in particolar modo con sua nonna Calanthe, la regina di Cintra. Anche se la stessa Ciri a volte sembri mal sopportare alcuni aspetti della vita di corte, comunque, la sua vita scorre serena e il suo futuro appare già scritto: quando sarà più grande succederà alla nonna come nuova regina di Cintra. Se non provenisse un Evento Scatenante a portarle via tutto.

L’Evento in questione è la guerra. Cintra viene invasa dall’impero di Nilfgaard, proprio nel primo episodio, L’inizio della fine. A seguito di questa terribile calamità Ciri perde ogni cosa: la propria casa, la famiglia, il proprio rango sociale, la propria terra. Non è lei quindi che lascia il proprio Mondo Ordinario, è quest’ultimo che viene completamente distrutto. Come per gli altri due protagonisti, la crudeltà del mondo le nega la possibilità di scegliere liberamente il proprio Destino.

Dopo la notte del Massacro di Cintra, il suo futuro non sarà mai più lo stesso. Probabilmente verrebbe catturata dai nilfgaardiani se la nonna Calanthe, una delle sue numerose figure di Mentore, non le lanciasse il Richiamo all’Avventura: deve trovare Geralt, poiché essi sono destinati l’uno all’altro dalla Legge della Sorpresa. Così Ciri scappa dalla sua casa in fiamme e si avventura sulla strada, dando inizio al suo viaggio alla ricerca del proprio Destino.

A causa dell’Evento Scatenante, Ciri vive, come Yennefer, l’esperienza dello sradicamento, ma in maniera molto più radicale e traumatica, specialmente considerando la sua giovane età. La guerra la catapulta da una condizione di piena accettazione a una di esclusione, al pari degli altri due protagonisti. Rimasta completamente sola e non avendo più niente a cui aggrapparsi, è costretta per la prima volta a sperimentare la lotta per la sopravvivenza. Mentre Geralt e Yennefer conoscono il proprio mondo e sanno come gestirlo, per lei è tutto una scoperta. Deve infatti muoversi per contrade selvagge, senza cibo né denaro, esposta a mille insidie.

In aggiunta, Ciri corre un pericolo ancora maggiore, poiché Nilfgaard le dà la caccia. Ella possiede infatti per nascita dei poteri particolari, che la rendono bersaglio delle ambizioni di personalità senza scrupoli[1]. Ciò rappresenta un pericolo mortale per lei, anche dal punto di vista narrativo, poiché se venisse catturata perderebbe ogni speranza di portare a termine il suo viaggio. Ciò comporterebbe la sua morte in quanto Eroe.

Un’altra curiosa differenza rispetto agli altri protagonisti, è il fatto che il viaggio di Ciri è quello più lineare. Mentre gli obiettivi che guidano Geralt e Yennefer variano nel corso della serie, quello di Ciri è ben definito e resta lo stesso dall’inizio alla fine. Di conseguenza è più semplice valutare i suoi progressi nel corso del viaggio: ciò che la porta più vicina a Geralt è positivo, mentre ciò che la allontana è negativo.

Nonostante i pericoli e l’inesperienza, Ciri si dimostra assai sveglia e piena di risorse nel corso del viaggio. Lo dimostra quando ha l’idea di tingersi i capelli col fango per coprire il suo colore biondo, o quando non si fida dell’impostore che Nilfgaard manda a catturarla o anche dal gesto di rubare un pony per affrettare il viaggio. Quest’ultimo atto è moralmente discutibile, ma è anche un indicatore della crescita del personaggio, che si spoglia dell’innocenza infantile e diventa consapevole dell’ambiguità morale del suo mondo. Ciri comincia la serie come una bambina, protetta e amata, ma anche dipendente, dalla famiglia e dal suo ambiente. Al termine della stagione sarà diventata una giovane ragazza temprata, capace di badare a sé stessa senza l’aiuto di nessuno.

Nel corso del suo viaggio, Ciri fa numerosi incontri, alcuni utili e altri di ostacolo. Un primo esempio sono le figure che svolgono la funzione di Mentore. La prima di esse è certamente la nonna Calanthe, che la istruisce su come gestire le situazioni difficili e sul significato di essere una buona regnante. Ma svolge anche un ruolo negativo, poiché cerca di tenere Ciri e Geralt separati l’uno dall’altra. Nel sesto episodio infatti, Prima di una sconfitta, il witcher vorrebbe prendere Ciri in custodia per proteggerla dalla guerra in arrivo, ma Calanthe prima tenta di farlo uccidere, poi prova a corromperlo e infine cerca di ingannarlo dandogli un’altra ragazza. Anche dopo che Geralt ha scoperto l’inganno, Calanthe dichiara che non gli cederà Ciri per nessuna ragione: ella decide di schierarsi contro il Destino e impedirne la realizzazione. Solo in punto di morte Calanthe cambia alla fine idea, poiché ormai Geralt resta l’unica speranza di salvezza per la nipote, e incoraggia Ciri ad andare alla sua ricerca. Calanthe riveste quindi il ruolo di Alleato ma anche di Ostacolo per Ciri nella serie TV.

Il rapporto tra la regina e il witcher è assai diverso invece nel romanzo. Nel racconto Qualcosa di più, i due hanno un incontro, durante il quale parlano della Legge della Sorpresa. Il dialogo comincia in maniera tesa, ma in seguito l’atmosfera si distende fino a quando si rivolgono l’uno all’altro quasi come fossero due amici. Nel racconto, Calanthe prende seriamente in considerazione l’idea di affidare Ciri a Geralt; nonostante abbia paura e non voglia separarsi dalla nipote, la regina è sufficientemente saggia da capire che non è saggio sfidare il Destino. Ma è proprio il witcher che invece rinuncia a portare via la bambina. A differenza della serie televisiva, in cui Geralt è deciso a prendere Ciri sotto la sia protezione, nel romanzo sceglie di schierarsi contro il Destino, perché non crede in esso[2].

Altra differenza rimarchevole tra la serie televisiva e i romanzi è il fatto che nella prima, Geralt e Ciri si incontrano solo alla fine dell’ultimo episodio della prima stagione, Qualcosa di più, ispirato al racconto dallo stesso titolo. Nei romanzi invece i due hanno un precedente incontro, nel racconto La spada del destino, nel quale i due stringono per la prima volta un legame, senza neanche conoscere la reciproca identità. In seguito, Ciri viene catturata nella foresta di Brokilon da Eithné, la regina delle driadi, la quale vorrebbe fare della bambina una driade per mezzo della Magia. Geralt riesce a salvarla ma, anche dopo aver appreso l’identità di Ciri, al termine del racconto scappa via, per timore di mettere a repentaglio la vita di lei[3]. Anche in questo caso, Geralt si conferma come un modello di Eroe riluttante, poiché fugge davanti al proprio Destino. Ciri, invece, rappresenta in un certo senso il suo Richiamo all’Avventura, la sua meta e ricompensa finale, fino a quando non comincerà anche lei il proprio viaggio nel terzo libro.

Nella serie televisiva Ciri ha già il proprio autonomo percorso, come già detto, e anche altri dei personaggi che incontra subiscono modifiche rispetto al romanzo. Un caso di questi è proprio Eithné, la quale, da orgogliosa e bellicosa regina nel romanzo, si trasforma in una figura di Mentore, dagli atteggiamenti persino materni. Nell’episodio Banchetti, bastardi e sepolture Eithné accoglie Ciri a Brokilon. All’inizio, come nel romanzo, vorrebbe renderla un membro delle driadi tramite la Magia, ma in seguito, siccome la suddetta Magia non ha effetto su di lei, le lascia la scelta se restare a Brokilon oppure proseguire la sua ricerca. Quando Ciri decide di riprendere il cammino, Eithné la avvisa di stare attenta e di porre sempre le domande giuste. Tale consiglio le sarà poi utile per superare uno dei principali ostacoli del suo viaggio.

Nel corso della storia, a Ciri viene sottoposta più di una volta una scelta analoga a quella compiuta a Brokilon: se fermarsi o continuare per la sua strada. Nel secondo episodio, Quattro marchi, una nobildonna profuga le propone di accoglierla nella propria famiglia; nell’ottavo episodio, Qualcosa di più, una semplice contadina, Zola, si offre di adottarla. A Ciri, quindi, viene concessa diverse volte la possibilità di concludere prematuramente il proprio viaggio. Le viene offerto un nuovo contesto di accettazione, certamente molto più allettante rispetto alla vita da fuggiasca sulla strada. Tutto quello che deve fare è voltare le spalle al Destino, il che significa a sé stessa. Nel caso dell’offerta di Eithné, qualora scegliesse di restare, Ciri dovrebbe addirittura bere delle acque magiche che le cancellerebbero la memoria, provocando il suo totale annullamento, e quindi la morte narrativa del personaggio.

Di conseguenza, le possibilità per Ciri di concludere prematuramente il proprio viaggio non vanno considerate come delle opportunità, ma come delle prove da superare. Quando esse si verificano, il Destino stesso corre il rischio di essere negato, con la conseguente morte narrativa non solo di Ciri, ma anche di Geralt. Fortunatamente, Ciri supera le prove. A volte per fatalità, come nel caso del secondo episodio, in cui l’accampamento dei profughi cintriani viene devastato dai soldati nilfgaardiani. Ma soprattutto per scelta. Difatti, a Brokilon, Ciri sceglie autonomamente di rinunciare a una nuova vita tra le driadi perché ha bisogno di risposte. Tutto ciò è necessario che accada, per portare a compimento il processo di crescita dell’Eroe. Nell’atto di riprendere la strada, Ciri impara a fare affidamento su sé stessa e a non permettere più che altri decidano della sua vita.

Il discorso cambia completamente per la serie videoludica. Come già detto, i videogiochi trattano di una storia integralmente nuova, svincolata dai romanzi. Di conseguenza, la presenza di Ciri viene notevolmente ridotta. Questo fattore, unitamente all’amnesia di Geralt, fa in modo che Ciri sia completamente assente per ben due titoli su tre. Ricompare, con un ruolo di rilevanza, solo nel terzo titolo, Wild Hunt. Poiché il suddetto titolo è cronologicamente ambientato dopo i romanzi, Ciri è una ragazza nella tarda adolescenza, con il controllo dei suoi poteri, temprata dall’addestramento da witcher e dalle numerose avventure che ha vissuto. È quindi molto distante dalla Ciri ancora molto inesperta della serie televisiva. Mentre quest’ultima ha appena cominciato il proprio viaggio, la Ciri del videogioco l’ha già portato a termine, ed ha acquisito un carattere molto più indipendente e sicuro di sé. Si potrebbe dire che il videogioco ci mostra una Ciri come potrebbe essere nel futuro della serie TV, una volta che avrà terminato il suo viaggio.

Poiché nei videogiochi Geralt è posto come unico protagonista, Ciri ritorna ad assumere un ruolo analogo a quello dei primi due libri, ossia l’Oggetto del Desiderio del witcher (anche per questa ragione Wild Hunt è il titolo videoludico più similare ai romanzi). Geralt passa l’intera prima parte del gioco a cercarla, e la seconda parte a proteggerla da coloro che vogliono farle del male. Tra lui e Ciri vi è un chiaro rapporto Mentore-Allievo, in quanto Geralt è per lei una vera e propria figura paterna e il giocatore è chiamato proprio a svolgere questo ruolo. Nel corso delle interazioni tra i due, al giocatore vengono poste varie scelte di dialogo e decisioni da prendere. In apparenza è semplicissimo, ma la posta in gioco è la sorte finale di Ciri. La sua storia, infatti, avrà un finale diverso a seconda delle scelte fatte dal giocatore, e se questo si rivelerà essere un cattivo Mentore, la giovane ragazza potrebbe anche andare incontro alla morte. Il gioco incoraggia quindi l’utente a prendere con serietà il suo ruolo di Mentore, poiché la morte di Ciri implica il fallimento della missione di Geralt.

Anche Ciri però, in Wild Hunt, ha la propria missione da compiere: nientemeno che salvare il mondo intero. Alla fine della storia, ella deve utilizzare i suoi poteri per scongiurare una catastrofe planetaria, prestandosi all’estremo sacrificio (la sua sorte finale è poi stabilita dalle scelte del giocatore). Si potrebbe quindi affermare che proprio Ciri, anziché Geralt, sia l’autentico Eroe del gioco, poiché è lei che passa attraverso la maggiore trasformazione interiore e affronta la prova più importante. Tale assunto è rafforzato anche dal fatto che in alcuni livello del gioco, per breve tempo, il giocatore esce dai panni di Geralt per vestire quelli di Ciri. Il witcher infatti, nonostante sia il protagonista, non passa attraverso grandi trasformazioni interiori, al contrario che negli altri due titoli. Ciri è il motore della storia, mentre il ruolo di Geralt sembra essere più quello dell’Eroe catalizzatore[4], in quanto provoca mutamenti negli altri e nel mondo intorno a sé, senza subirli lui stesso. A Geralt infatti, spetta il compito di fare in modo che Ciri possa compiere la propria missione, cercandola, proteggendola e anche accompagnandola.

La Ciri della serie televisiva, chiaramente, non ha ancora minimamente gli strumenti o l’esperienza per compiere un’azione così eroica. La massima impresa che può attuare è sopravvivere e la principale minaccia alla sua sopravvivenza è rappresentata dal malvagio doppler inviato da Nilfgaard, nell’episodio Desideri incontenibili. Essendo una creatura che può assumere qualsiasi aspetto, il doppler prende le sembianze del druido Saccoditopo, il vecchio tutore di Ciri, e la conduce fuori da Brokilon, con l’intento di catturarla. Ancora una volta, ritroviamo un mostro che svolge la funzione di archetipo: in questo caso, il Mutaforma per eccellenza. Il doppler la inganna facendole credere di poterla condurre da Geralt; l’immagine ingannevole cerca di depistare l’Eroe e trarla via dal suo Destino. In tale occasione si rivelano preziosi i consigli di Eithné: Ciri comincia a incalzare il doppler di domande, fino a spingerlo a tradirsi. Grazie ai consigli del Mentore viene rivelata la verità. Ciri ancora una volta riesce a salvarsi grazie alla propria astuzia e la disposizione ad imparare, ma da quel momento deve proseguire da sola, poiché non può fidarsi davvero di nessuno.

Nell’ultimo episodio, Qualcosa di più, Ciri compie la scelta finale. Viene ospitata in casa della contadina Zola, che vorrebbe adottarla come propria figlia. Con la guerra che infuria intorno a lei, sembra ormai disperata all’idea di trovare Geralt, il quale, a sua insaputa, è in fin di vita. Ma, ricordando in sogno le parole di Calanthe, decide di non darsi per vinta. Riprende la ricerca nella foresta e, poco dopo, i due si incontrano per la prima volta e si abbracciano, come se si conoscessero da sempre. Per un’incredibile coincidenza, Geralt era in viaggio con Yurga, il marito di Zola, il quale l’aveva condotto a casa loro. A questo punto, la volontà del Destino è innegabile, ma ciò non toglie importanza al viaggio di entrambi. Alla fine, gli sforzi e le decisioni, sia dell’uno che dell’altra, sono stati premiati. Il loro incontro segna la realizzazione dei loro desideri profondi: Geralt ha finalmente un legame e Ciri una nuova famiglia, che per lei significa non dover più temere il pericolo né la solitudine.

Termina così il viaggio di Ciri nella prima stagione. Ovviamente, si tratta solo della prima parte della sua storia. Le stagioni successive saranno maggiormente focalizzate sui suoi poteri e sul rapporto che costruirà con Geralt e Yennefer. Il suo incontro con il witcher nella foresta, dà molto di più la sensazione di un inizio, piuttosto che una fine. La prima stagione è servita a metterla in contatto col mondo reale e a farle lasciare l’infanzia alle spalle. Al termine, Ciri è più temprata e pronta a iniziare un nuovo viaggio.

[1] Nel corso della prima stagione, la natura dei suoi poteri viene lasciata nel mistero. Essa sarà chiarita meglio nelle stagioni successive.

[2] A. SAPKOWSKI, Qualcosa di più, cit., p. 407. «Non voglio guardare negli occhi il destino, perché non ci credo. Perché so che per unire due persone il destino non basta. C’è bisogno di qualcosa di più».

[3] A. SAPKOWSKI, La spada del destino, in La spada del destino, cit., p. 366

[4] C. VOGLER, Il viaggio dell’eroe, cit., p. 49