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Acquitted

Siamo molto contenti di presentare Siv Rajendram Eliassen e Anna Bache-Wiig, autrici della serie norvegese Frikjent (Acquitted).

Siv ha scritto diverse serie televisive, come “Battalion” (2002), “Above All” (2007), and “Codename Hunter 2″ (2008). Ha vinto il premio e Gullruten Award (l’equivalente norvegese dell’Emmy) per “Ran” e “Above All”. ha lavorato anche alla serie danese “Den som dræber” (2011) di cui è stato realizzato un remake inglese intitolato “Those Who Kill” (2014).

Anna viene dal teatro, ha recitato sui principali palcoscenici del paese, ma anche in alcune tra le più note serie televisive e film, tra cui “Mammon” (2014), “Cosy” (2010), “Fallen Angels” (2010), “Mirush” (2007) and “Buddy” (2003). Bache-Wiig è anche autrice di romanzi e ha scritto un libro per l’infanzia.

Siv e Anna saranno le protagoniste della Masterclass sul “Drama” organizzata da Writers Guild Italia all’interno del Nordic Film Fest che si svolgerà il 21 aprile 2016, alle ore 9.30 presso la Sala Kodak della Casa del Cinema. (occorre prenotarsi a eventi@writersguilditalia.it)

For english version click Siv_AnneENG

Siv, Anna, ci potete raccontare brevemente la storia di Acquitted?

Acquitted racconta la storia di un uomo che lotta per essere assolto dalle accuse del suo passato. A soli 18 anni è stato condannato per l’omicidio della sua ragazza e successivamente assolto in appello. Venti anni dopo torna nel suo paese natale e scopre che nulla è stato dimenticato, anzi le persone che gli erano vicine lo considerano ancora un assassino.

Acquitted quindi è più un drama che un giallo, qual è il tema di fondo?

Ci sono diversi temi: l’assoluzione da un crimine e il concetto di punizione, poi il profondo bisogno umano di giustizia e riconciliazione. Acquitted è anche una storia sul dubbio, il dubbio è il motore di quasi tutti i personaggi. Esploriamo il loro bisogno di risposte, di arrivare alla verità e farci i conti.

Ma il cuore di Acquitted è la ricerca della propria identità. Una personalità non rimane sempre uguale, ma tendiamo a diventare persone diverse a seconda delle persone con cui ci relazioniamo. Questo è un aspetto che esploriamo ancora di più nella seconda stagione.

Come è stato finanziato il progetto e in che fase della produzione siete state coinvolte?

Il progetto ha diversi finanziatori. Il produttore Misofilm, che fa parte del gruppo Freemantle, poi il network TV2 e il Norwegian Film Institute. Siamo state coinvolte abbastanza presto nel progetto, a partire dai primi contatti con TV2.

Avete dovuto fare dei cambiamenti nella scrittura per motivi produttivi?

Si, qualche modifica c’è stata, come sempre. Abbiamo dovuto cambiare location da Hong Kong alla Malesia. E anche girare sulla costa occidentale della Norvegia si è rivelato più dispendioso del previsto e quindi abbiamo dovuto ridurre i giorni di riprese lì. Ma nel complesso possiamo dire che la nostra visione è stata rispettata.

Come è strutturata la serie, in quanti episodi?

La prima stagione è di 10 episodi da 45 minuti, costruiti secondo una ferrea struttura in quattro atti. La seconda stagione sarà di 8 episodi. E anche la struttura complessiva delle due stagioni è in quattro atti.

Qual è stato il vostro ruolo professionale (showrunner, head-writer) e come è stata gestita la scrittura, c’era una writers’ room?

Siamo solo due scrittrici principali, ma abbiamo lavorato a stretto contatto con i produttori nella gestione della serie, avendo voce in capitolo in tutte le grandi decisioni creative, come la scelta del cast e del regista. È stato un po’ come uno showrunner di gruppo, con condivisione delle responsabilità.

Qual è il target di Acquitted e dove è andata in onda?

È un target generalista familiare, come da collocazione di palinsesto: in prime time la domenica alle 20. È andata su TV2 che è il più grosso canale commerciale norvegese.

Potete darci un quadro della televisione norvegese? Quante reti sono pubbliche e quante private, quante free e quante pay?

C’è solo un canale pubblico, NRK. Poi c’è TV2 il grande canale commerciale free. Poi ci sono tre o quattro canali a pagamento, come TV3, TVNorway e TV4.

Acquitted è stato un successo di pubblico? Quanti spettatori ha fatto? È andata in onda anche in Francia, avevate pensato a un prodotto che potesse avere una audience internazionale?

In partenza no, ma ovviamente il successo internazionale è un bonus! Acquitted ha avuto ascolti molto alti sia in Norvegia che in Svezia. Abbiamo avuto circa un milione di spettatori, un risultato alto per TV2, tenendo presente che siamo un paese di soli 5 milioni.

Negli ultimi anni molte serie scandinave hanno avuto successo all’estero, portando a remake sia in America che in Europa. Cosa pensi che abbia portato a questo successo? Quali sono gli elementi di forza dello storytelling nordico e di queste produzioni?

Vorremmo saperlo! Forse in parte ha a che fare con la nostra cultura del silenzio. Nell’Europa del sud sembra che la gente parli sempre, si mette a gridare e piangere e tira fuori tutte le emozioni. Noi siamo abituati a tenere le emozioni nascoste all’interno, siamo più riservati. E per questo siamo bravi a tenere i segreti. Questo influenza anche il nostro modo di raccontare storie. Le storie sono il luogo dove tiriamo fuori le emozioni. E poi c’è da dire che gli stati scandinavi hanno una tradizione di finanziamenti pubblici, che aiutano le produzioni e consentono una certa libertà.

Quali sono state le fonti di ispirazione per il vostro lavoro? Avevate in mente un genere definito, un tono di racconto preciso?

Abbiamo deciso fin da subito che Acquitted sarebbe stato un drama e non un crime. Noi lo definiamo un mystery drama. Poi abbiamo cercato di essere onesti con la nostra storia e non guardare ad altro, ma naturalmente tutte le serie drama di qualità ci hanno ispirato: come Twin Peaks, Bloodline, Homeland e altre.

Credete che ci sia una particolare sensibilità europea che differisce da quella americana?

Assolutamente. Abbiamo culture e tradizioni narrative molto diverse.

Qual è per voi l’elemento più importante della sceneggiatura: personaggi, azione, il conflitto, la struttura, il genere…?

I personaggi, i personaggi, i personaggi! Sono loro a creare tutto il resto.

Da un punto di vista sindacale come è il ruolo dello sceneggiatore in Norvegia? Sono ben considerati e partecipano al processo decisionale delle produzioni?

C’è un cambiamento in atto, soprattutto in televisione. Gli scrittori stanno guadagnando sempre più rispetto, mentre viene compresa l’importanza della storia e il ruolo dello scrittore nella produzione di serie tv è ben considerato.

Voi siete una coppia di autrici donne e anche l’altro ospite qui al Nordic Film Fest sarà una donna. È normale? Come è la posizione delle femmine nell’industria audiovisiva in Norvegia? In Italia purtroppo solo un terzo degli sceneggiatori è donna.

Ci stiamo arrivando, la Norvegia è un paese dove c’è una forte parità di genere, ma la posizione delle donne nell’industria cinematografica è più debole che in altri settori. Stiamo cercando di capire come mai. Ma il mondo della narrazione è stato in mano agli uomini per centinaia di anni, quindi ci vuole un po’ di tempo.

Ci potete dare una breve anteprima, senza spoiler, della masterclass che terrete a Roma?

Siamo entrambe fissate con la struttura e non vediamo l’ora di condividere il nostro amore per la struttura con voi! Parleremo di come abbiamo strutturato Acquitted e di come la struttura aiuta la creatività.

L’intervista e la traduzione in italiano sono a cura di Fosca Gallesio

WGI Masterclass – La Writers Guild Italia è nata con l’intento di valorizzare la professione degli sceneggiatori. Questa rassegna offre uno spazio di riflessione tecnica e un contributo di esperienza da parte degli scrittori più esperti.

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