Il bollettino dello scrittoreVenezia

Incroci.

Bollettino n. 7/22

Andrea Vernier,  sceneggiatore e socio della Writers Guild Italia, osserva e vive anche quest’anno, dal nostro particolare punto di vista di scrittori, gli eventi della 79. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia (31 agosto – 10 settembre 2022)

Prendi quello che arriva, com’è giusto che sia.

In questa lotta constante tra il controllo e il fuori controllo, vince, per forza, il fuori controllo. I fantasmi sono sempre soverchianti – tutto il loro vissuto, tutto il loro simbolico.

I fantasmi abitano dentro di noi, lo sappiamo. I posti, i luoghi fisici e simbolici – come un film – non fanno altro che attivare il loro passaggio di stato, concretizzandoli.

Il Lido, in questi giorni, pullula di evocazioni, di presenze, di aspettative. Quando finalmente finisce la resistenza che opponi a tutto ciò che arriva e che sguscia fuori dal controllo, quando ti arrendi, non entri nel mondo fantastico – ma nel mondo, e basta.

E allora prendi quel che arriva.

Il festival è anche, semplicemente, questo: destini che intersecano per qualche attimo. Nell’incrocio, capita di riuscire a trasmettersi contenuti. L’importante è sapere che sono solo fantasmi.

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Il giornalista.

La sindacalista. Argentina.,1985.  Ecco, quelli sono i film da fare!”

Lo sguardo sempre mobile, spostato a fianco di te che lo stai osservando, mentre ci parli. Forse oltre te. Occhi lievemente arrossati, come cornici importanti di tanto investimento curioso. E poi le mani. Come ogni italiano gesticola. Una lieve vitiligine rende le dita importanti, antichizzate. Non una carta qualunque. Pergamene.

Ero curioso di incontrarlo, di parlarci. Il suo è il classico sguardo da fuori. Il pesce fuor d’acqua. È italiano, ma dieci mesi all’anno vive fuori Italia, in un paese dell’est. Fa il giornalista. Si occupa di varie cose. Ma il cinema… il cinema è la sua passione. Per cui ad ogni Mostra lui è qui, a raccontarla per quel paese che lo ospita.

Della Mostra ha un po’ la concezione del maratoneta: una full immersion nei film, con scorpacciate giornaliere da stendere gli ospiti de L’abbuffata. Ne resterà uno solo – questo penso ogni volta che lo incrocio. Una passione che va a braccetto con la sua professione: passione per una comunità, per un modo di sentirsi e viversi come comunità. Il cinema, in questo, è il grande affresco, la grande storia collettiva. Un Quarto Stato in 4k e continui movimenti di macchina. Una cultura popolare, fruibile per tutti. “perché le arti devono migliorare la civiltà umana!”. Il cinema come impegno civile. Lui, in effetti, ha fatto un rarissimo movimento controcorrente, fondando e dirigendo una nicchia in cartaceo, ricercata. Un pubblico selezionato. La voglia di passioni che non passano.

Parliamo nel bar della spiaggia. Abbiamo età non distanti. Quarant’anni fa magari ci siamo anche incrociati su queste stesse mattonelle, pieni di sabbia e sete, a caccia di ghiaccioli. Ora siamo attorno ad un tavolo di uno spuntino veloce, tutto ciò che concede il tempo tra le proiezioni. Parliamo di società, doveri, ricerca del giusto. I nostri destini hanno teso la corda in posti lontani per entrambi. Ma qua torniamo. Portati dal fantasma del cinema.

Arrivo all’affondo: “E il cinema italiano? Mi hai detto di rassegne. Oggi esistono le piattaforme – dunque puoi seguirlo anche lì. Che ne pensi?”. La domanda, così semplice e lineare, quasi lo sorprende. Siamo al dunque. Si prende un attimo. “Il cinema italiano di oggi mi sembra più vitale di anni fa. Quello che noto è una cosa: c’è conformismo. Il conformismo di “dire cose anticonformiste”. Ma, a me pare, senza mai andare a fondo nelle cose.”

Dobbiamo andare. Nel salutarmi mi blocca; una cosa vuole che mi sia chiara: “non possiamo rinunciare a provare a migliorare il mondo”. No. Certo. Forse.

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I Produttori. La coppia.

Una coppia la vedi da molte cose. Quasi sempre hanno un che di sincrono nei movimenti: i corpi, gli sguardi, si adattano velocemente gli uni agli altri. Sono coordinati. Le coppie sono il nuoto sincronizzato della vita.

Lui emana simpatia, energia bonaria da ogni capello o pelo. Un sorriso come sguardo di apertura alle cose, sornione. Lei si capisce subito che è il metronomo, quella che sa la strada giusta. Un furetto. Vitale, intelligente. Operativa.

“Be’, sai, dovresti chiedere a lui, in realtà…” È andata così tutto il tempo che siamo rimasti insieme. Lui che ha magistralmente dissimulato facendo altro, lasciando a lei la gestione della chiacchiera. E lei precisissima, a misurare le parole con il calibro, sapendo bene che sì, era sicuramente meglio che fosse lei a parlare. Nuoto sincronizzato.

La loro traiettoria è interessante. Si conoscono ad una scuola di formazione dell’audiovideo. Si trasferiscono a Roma. Fanno un percorso dentro una importante produzione italiana. Molta tv. Anche cinema. Poi decidono di fare da soli. Diventano coppia nella vita e nel lavoro. Fondano la loro produzione.

“Siamo andati con i piedi di piombo. Cose piccole. Con l’obiettivo di crescere gradualmente. Mai un passo più lungo della gamba”. Dieci anni di cammino. Hanno capito che le aziende non venivano mai “raccontate” in modo giusto. Un’azienda corre il rischio di essere solo il brand; tutto il resto si perde. Quel resto andava raccontato. Raccontare è il verbo che tiene a mettere costantemente in cima ai ragionamenti. E’ più che una volontà: un appuntamento. Con le aziende ha funzionato bene. Fino a che hanno deciso che fosse il momento di passare alla fiction pura, producendo storie. La parte interessante è che se prima raccontavano l’azienda, ora fanno racconti di fiction finanziati dalle aziende. Hanno rovesciato la prospettiva.

Ora producono e distribuiscono corti e documentari. Un mondo interessante. Qui alla Mostra presentano un premio internazionale di cortometraggi. Idee e capacità sorprendenti, assicurano. Gli spezzoni che vedo mi dicono di sicure capacità visive; animazione, taglio cinematografico – di tutto. I vincitori sono giovanissimi e sparsi tra Hong Kong, Taiwan, l’Iran, l’Italia, etc… Un risultato di cui sono fieri, giustamente.

“Cosa manca? I finanziamenti pubblici. Sono un vero incubo. Una tagliola per moltissime storie, moltissima creatività. Ma ci stiamo lavorando”. Lo dice con quel sorriso di chi conosce tutto il percorso e ha già stampato almeno tre copie della mappa, ovviamente tutte per l’altro partner della coppia di nuoto sincronizzato; sono sicuro che per sé lo conosca già a memoria.

La forma più interessante di narrazione da fare oggi – mi dice – è il documentario seriale. “SanPa”. Un nome secco, con convinzione assoluta. Come se non ci fosse altro da aggiungere. “Pensaci, è anche per via dei social. Oggi viviamo continuamente in mezzo a simil-narrazioni che sono fintamente vere. Sono i social. Quello che ci arriva e facciamo vedere. Sembra vero. Ma non lo è.”

Forse è vero. Forse non siamo dentro la grande illusione. Forse siamo dentro un enorme mockumentary.

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Il pomeriggio si avvia a chiudersi. Da dentro la sala stampa dell’Overlook Hotel lo sguardo di perde sul celeste anemico del mare, sulla terrazza del palazzo del cinema. Bandiere di ogni paese garriscono impettite. Fanno il loro lavoro di segnalazione: Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Come formiche, sul selciato antistante il Casinò, perse nel bianco della pavimentazione, si muovono figure esili. Piume infinite su vestiti lunghissimi, bellissimi fin da qui. I fantasmi del desiderio. Nell’epoca ectoplasmatica dell’iperreale qui hanno ancora tridimensionalità.

Per loro è l’ora della recita.

Si avviano.

Chissà cosa penseranno le persone, il pubblico, nell’incrociarli.

Andrea Vernier
Inviato WGI a Venezia

Il bollettino dello scrittore – I report dell’inviato di Writers Guild Italia (WGI) dalla 79 Mostra internazionale d’Arte Cinematografica (31agosto – 10 settembre 2022).