Il bollettino dello scrittoreVenezia

Sguardi.

Bollettino n. 9/22

Andrea Vernier,  sceneggiatore e socio della Writers Guild Italia, osserva e vive anche quest’anno, dal nostro particolare punto di vista di scrittori, gli eventi della 79. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia (31 agosto – 10 settembre 2022)

Il 7 settembre, nelle sale dell’Italian Pavillon, all’Excelsior, si è tenuto un panel su “Cinema e nuovi linguaggi tra sperimentazione e contaminazioni digitali”. Erano presenti Paolo Del Brocco (AD RaiCinema), Giuseppe Suma (Head of Media Entertainment Business TikTokItalia) Marta Donzelli (produttrice cinematografica e Presidente Centro Sperimentale di Cinematografia) Lavinia Farnese (Chief Editorial & Brand Officer Cosmopolitan Italia) Antonio Mascoli (creator di TikTok).

Ha moderato e introdotto la giornalista Rai Barbara Carfagna.

La discussione è stata interessante. Tutti noi, infatti, ci chiediamo continuamente quali nuovi linguaggi, quali “frontiere” siano interessanti e utili per costruire nuove narrative. I social da sempre sono oggetto di studio e interesse. In questo incontro si parlava di Tik Tok – ovvero di un target di pubblico estremamente interessante.

Ebbene, la discussione ha evidenziato potenzialità e limiti. Le potenzialità in sintesi sono abbastanza semplici: esserci per pubblicizzarsi.

Spiego.

Mentre la moderatrice era interessata a sviscerare le implicazioni socioantropologiche dell’epoca iperstorica, dell’infinito espandersi del qui e ora dato dalla rete e dai mezzi, chi davvero Tik Tok lo usa e lo vede è stato semplice ed essenziale: Tik Tok è una piattaforma di puro intrattenimento, senza veicolo o investimento di contenuti culturali e intellettuali. Dunque funziona per questo.

Ed è un’ottima base su cui farsi pubblicità. Come? Sfruttando la curiosità delle persone, che vogliono sapere di più. Il trailer, spiega Suma, è arnese del paleolitico. Oggi le persone vogliono sapere cosa succede in un set di un film; vogliono sapere perché è stato scelto quell’attore e non un altro; vogliono sapere cosa c’è dietro ad una scelta registica… e via così. Insomma un “dietro le quinte” permanente, in grado di mobilitare interesse e partecipazione. O

biettivo dichiarato: avvicinare al cinema chi non ci va proprio – ovvero la generazione di TikTok. (Del Brocco ammette senza problemi il dramma dell’assenza di pubblico in sala – ormai frequentate solo da anziani). Questa è esattamente l’esperienza raccontata dal creator di TikTok Mascoli. “far vedere e far sapere. Rendere accessibile il luogo per definizione off limits: il set”.

Che lo sconvoglimento economico sia andato di pari passo con quello della fruizione del mondo delle idee lo racconta anche l’esperienza della Farnese: Cosmopolitan ha tagliato il cartaceo e si è sostanzialmente trasferita su varie piattaforme. Attenzione: non si chiama più “testata”, ma “brand editoriale”… Non posso non riferire che se ogni partecipante era ben preso dalla propria parte in commedia, la Farnese mi è sembrata spiccare, dandomi la netta sensazione di essere una sopravvissuta, una guerrigliera appena uscita dalla Giungla, provata e consapevole dell’inferno visto con i suoi occhi. Figura, la sua, che ha ottenuto un particolare risalto per il trasferimento dal piano letterario, lontano e intangibile delle idee e dei vaghi destini altrui, al piano personale, dove il vissuto si pesa anche negli sguardi…

La parte davvero interessante del dibattito è venuta in coda – come il noto diavolo.

“Noi – dice Suma – mai e poi mai ci sogneremmo di fare prodotti senza prima aver testato e capito cosa vuole il pubblico. Dunque davvero non capisco perché in Italia si continuino a fare film che nessuno va a vedere! Tutti questi soldi…” e qui, apriti cielo.

L’osservazione – che non è mai sembrata una provocazione, ma una banale constatazione – ha suscitato la convinta risposta di RaiCinema e Cinecittà, praticamente all’unisono: “non ci si può appiattire ai desiderata già conosciuti del pubblico”. “Anche perché – sottolinea Del Brocco – esiste anche un altro pubblico; più piccolo, ma pur sempre esistente”. La dinamite però è esplosa: questo argomento andrà ripreso – in un futuro panel a cui Del Brocco dà un ideale appuntamento a tutti. Ecco un appuntamento che il sindacato degli sceneggiatori non dovrà perdere di presidiare… Far finta di nulla, del rapporto spese/ricavi del cinema italiano, diventa sempre più impossibile.

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Certi ragionamenti, sul precario e dinamico rapporto tra “cinema da pubblico” e “cinema da ricerca di linguaggio”, sono perennemente presenti, qui al Lido.

Li pongo a tutti i miei interlocutori.

Da un po’ cercavo anche un’angolazione ancora più laterale a queste considerazioni. Forse, più che laterale, dall’alto. Non in senso gerarchico, ma spaziale: una visione più completa dell’intero orizzonte – un orizzonte di cui il Cinema è solo una delle parti.

Poi, finalmente, sono riuscito ad incontrare Lei – una delle persone che contribuiscono fattivamente a far funzionare la “macchina Biennale di Venezia”. Una persona che segue tutte le diverse manifestazioni che Biennale organizza: Arte, Architettura, Teatro, Musica, Danza – e ovviamente anche Cinema.

Dopo inseguimenti via etere, appostamenti mancati e fugaci apparizioni, confusa tra i potenti, finalmente l’incontro.

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Certi capelli sanno disegnare il mondo. Sontuosi, affascinanti nel loro inestricabile groviglio – in cui diresti si nascondono splendidamente i segreti.

Ed è un po’ segreto trovarci a parlare nella sala dei mosaici – ora sala stampa – al terzo piano di questo Overlook Hotel chiamato Casinò. Sala che in questo momento è tutta per noi. Uscire dal coro – anche dai luoghi e dai percorsi abituali – è quello che si cerca di fare in queste pagine: punti di vista che ci possano suggerire spunti, letture differenti. Materiale per ragionamenti.

E dunque è decisamente interessante incontrarla, una moltitudine di riccioli cenere ad esaltare un volto perfetto per un film di Woody Allen, con quello sguardo velocissimo e intelligente, pronto a guizzare verso la commedia o la condanna; è donna di comando e si capisce bene che non esita ad usare il potere degli eserciti…

Apre le danze con il sorriso improvviso e aperto di chi sa gestire ogni situazione imprevista. “dicevamo?” L’intervista, forse no, forse non se l’aspettava. Ne approfitto. “Mi dicevi che il territorio dell’Arte è stata proprio la tua formazione…”

“Li vedi questi?” scatta e indica i mosaici alle sua spalle. Chiaramente è partita a razzo. Non ha mai tempo da perdere. “Questi sono il mio amore”. Sono davvero bellissimi.

“Pensa che prima questa sala non era nemmeno usata. Era buttata là. Adesso, invece, la si vive…” Non faccio in tempo ad annuire o a rilanciare un pensiero. “E pensa che prima questa sala veniva usata per il backgamon, un gioco. Quando era Casinò”.

Annuisco. Come uno scolaretto. È del tutto evidente che non c’è partita. Si va dove dice lei. E quando decide lei. Ascolto. Lei muove i capelli come se dall’interno della matassa uscisse qualche contenuto interessante. E probabilmente è proprio così. Si gira di scatto, dai mosaici a me. Sguardo duro. Capisco di essere, in quel momento, il rappresentante di un mondo difettato: l’audiovideo, in generale.

“Instagram mi ha tolto il gusto del linguaggio, del cercare di fare cose piccole ma belle; racconti per pochi amici, per se stessi. L’immagine come racconto personale…. E perché? perché tutto è in vendita. Tutto…”

È chiaro che non sta parlando di sé. Capisco che si riallaccia a discorsi di questi giorni – e di cui ne avevamo già parlato. Pubblico o ricerca artistica? Cinema come fatto popolare vuol dire per forza smettere di coltivare la ricerca del bello, del percorso di senso – anche se questo riguarda pochi…?

Lei continua, veloce e implacabile nel ragionamento. “Chi fa contenuti, chi li produce e li offre, deve agire senza preoccuparsi del consenso. Non fai le cose per definire il tuo target, ma per produrre. Idee, contenuti mirati. Non cerchi benevolenza, ma dici: “questo è quello che sto facendo…”.

Certo, siamo qua per parlare del Cinema. Ma lei mi sta parlando di tutto il movimento del linguaggio artistico. E’ proprio questo che cercavo, nell’incontrarla. Lei si occupa della Biennale tout court; tutta la macro macchina che partorisce gli appuntamenti annuali di ogni forma di linguaggio. Il Cinema, per lei, è uno dei linguaggi all’interno di un movimento generale.

(continua nel prossimo bollettino: Sguardi 2.)

Il bollettino dello scrittore – I report dell’inviato di Writers Guild Italia (WGI) dalla 79 Mostra internazionale d’Arte Cinematografica (31agosto – 10 settembre 2022).